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 In collaborazione con:

Istituto Tecnico Industriale
Basilio Focaccia
Salerno

 
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 •Globalizzazione

Gli atti

Nota: A causa del contemporaneo svolgimento dell'incontro mondiale dei No Global a Porto Alegre, hanno dovuto rinunciare alla loro partecipazione l'On. Alfonso Pecoraro Scanio e l'On. Pietro Folena.
 

 Domenica 26 gennaio 2003
ore 10.00 - 13.00

Internet risorsa del futuro
(per tutti gli italiani?)

RELATORI:

Ing. Roberto Malatesta

Dott. Maurizio Panella

Dott. Matteo Fici

MODERATORE:

Dott. Ettore Panella

 

Dott. Ettore Panella: In questo ultimo periodo il ruolo dei provider è un po’ venuto meno, da 7/8000 addetti si è passati probabilmente a 800. Ma sono diventati inutili i provider o hanno ancora un senso?

Risposta dott. Fici presidente Assoprovider: I provider come numero di aziende sono diminuiti, però in realtà le aziende che facevano i provider continuano ad esistere, hanno cambiato il modo di lavorare, il tipo di servizi e quelle che sono rimaste a fare l’internet service provider sono sicuramente diminuite, non credo fossero 8000, ma circa 3500 in Italia, ora saranno sulle 600/700, ora queste aziende sono cresciute. In Italia in realtà il tessuto produttivo sia dei servizi che della produzione di beni è costituito dalla piccola e media impresa più che dalla grossa impresa che ha sempre più problemi a mantenersi, come la Fiat o la Blu, l’operatore di telefonia. I provider sono perfettamente in salute, non ha molto senso nel nostro settore dire chi fa il provider e chi no, perché si cambia mestiere in un settore così dinamico, quindi anche le definizioni diventano presto obsolete.

Dott. Ettore Panella: Internet risorsa del futuro per tutti gli italiani. Già abbiamo visto con l’ADSL, la larga banda che sarebbe la possibilità di fare video-conferenze, di avere una velocità maggiore, e anche il fatto di essere collegati ad Internet 24 ore su 24. La Telecom che progetti ha rispetto a questo problema? Cosa bolle in pentola?

Ing. Malatesta: Una risposta che potremmo dare è che internet già è accedibile dal 100% dei nostri utenti di Telecomunicazioni tramite dial up (il telefono di casa) su rete telefonica, utilizzando la linea telefonica con un appropriato modem si riesce ad accedere a una parte dei servizi di internet, non quelli ad altissima velocità. Le soluzioni per l’alta velocità sono in questo momento e ancora per un certo periodo di tempo disponibili solo fino ad alcune aree geografiche, di particolare interesse dal punto di vista del traffico, perché per dare soluzioni di tipo ADSL c’è bisogno di una serie di investimenti, cioè di inserire nelle centrali telefoniche il più vicino possibile agli utenti, nell’arco di 5 km dagli utenti delle apparecchiature che consentono di utilizzare una parte della banda trasferibile della linea telefonica per ADSL. Questo è un investimento e le società di Telecomunicazioni oggi tendono ad avere un profitto, lo fanno nella misura in cui, non solo Telecom, ma tutte le società di Europa, si immagina che l’investimento di un multiplex rientri in un arco di tempo ragionevole. Come si fa questa disamina, di dove fare questo investimento? Semplicemente valutando dove il traffico telefonico diretto verso internet è maggiore, con una logica per andare a soddisfare i bisogni delle aziende.

Dott. Ettore Panella: In questi giorni abbiamo parlato del tele-lavoro, che può costituire un certo sfogo per alcuni lavori intellettuali e permette ai ragazzi di non emigrare, di non spopolare i territori che si trovano alla periferia dei due grandi centri, Roma e Milano, evitando emigrazione e sradicamento. Ci sono progetti per portare in tempi ragionevoli la larga banda dappertutto? E’ chiaro che la Telecom non essendo più un’azienda statale, ragiona in termini di utile e di profitto, però si può chiedere allo stato di dare una mano, come si fa per le Ferrovie dello stato. Si è pensato a questa strada per permettere in tempi brevi a tutti gli italiani di superare questo gap di trattamento?

Ing. Malatesta: I piani di sviluppo sono per loro natura pluriennali, come responsabile vendite sarei felicissimo di una diffusione al 100% sul territorio nazionale, in quanto questo consentirebbe evidentemente vendite più consistenti. Il piano di sviluppo della Telecom sulla parte ADSL, sulla parte in larga banda che non si ferma all’ADSL, è un piano che ha visto negli anni scorsi investimenti molto cospicui che continueranno negli anni prossimi.

Dott. Ettore Panella: Possiamo dire che in 5 o 6 anni, come è arrivato il telefono in ogni posto del paese possiamo pensare che in tempi brevi arrivi anche la larga banda, o è un’utopia?

Ing. Malatesta: Questo dipenderà anche dalla risposta del mercato.

Dott. Ettore Panella: Noi che operiamo in questo settore dovremmo riuscire, è vero che abbiamo problemi di concorrenza, però dovremmo, visto che abbiamo un tasso tecnico comunque alto, a collaborare e trovare una soluzione per dare questo servizio a tutti?

Dott. Fici : Una cosa importantissima che si riallaccia al discorso di prima, cioè che il tessuto italiano è fatto di piccola e media impresa, una delle cose più importanti a cui internet può contribuire è quello di far diventare sistema una miriade di piccole e medie imprese che sono dappertutto. Questo discorso c’entra col digital divide perché le zone coperte o non coperte, o coperte in maniera disomogenea, non significa soltanto l’emigrazione verso il Nord, ma sostanzialmente significa anche rendere difficile fare l’imprenditore in zone decentrate perché internet, una delle cose più utili che può fare, è proprio mettere in comunicazione fra di loro aziende piccole, di permettere di sviluppare dei progetti insieme e di farle diventare competitive e concorrenziali rispetto alla grande impresa. Noi in assoprovider abbiamo creato una comunità di aziende che hanno imparato a lavorare assieme. Questo ha permesso un po’ a tutte le nostre aziende di crescere. Qualcuno ha cambiato la sua attività di internet service provider, nel senso che non dà collegamenti su internet, magari ma continua a fare servizi internet, i fatturati sono cresciuti per tutti. Il fatto di stare insieme ha permesso a queste aziende di fare un salto di qualità. Dobbiamo però porci un altro problema, perché secondo me in Italia c’è una distorsione di fondo che impedisce lo sviluppo di Internet, e il fare gli investimenti. Ma allora come è possibile che in Italia si sviluppi Internet in maniera utile e veloce come si era cominciato a fare dopo la metà degli anni 90, con dei progetti su e-government, e-progress, su e-learning. Come è possibile in Italia sviluppare internet quando siamo bombardati in continuazione dalla pubblicità di cellulari, MMS, che saranno di moda, però hanno una utilità limitata ed essendo noi ancora lontani dalla convergenza servono per mandarsi auguri e fotografie, dobbiamo pensare che il budget delle famiglie è limitato, perciò se tutti i fondi vanno a finire per avere tutti i figli i cellulari, per le carte telefoniche, la famiglia invece che comprare un PC compra 10 cellulari, poi finiscono i soldi. Lo stesso vale per la piccola impresa, che secondo me è un po’ stordita dal bombardamento di teleservizi che ci sono, magari fa una RAM aziendale e rinuncia a farsi la rete locale, cambia i cellulari ai dipendenti e non investe su internet. Qua ci vorrebbe una presa di posizione forte da parte del governo e della azienda e dire che se alla fine si sviluppa internet, lo sviluppo collegato è più diffuso se si sviluppa internet o se si sviluppa il mondo del cellulare, dove ci sono poche aziende che ci guadagnano, e il grosso degli italiani sono clienti. Internet permetterebbe la formazione a distanza (e-learning), progetti di automatizzazione del collegamento del cittadino con la pubblica amministrazione (e-government), cioè evitare code per certificati, per firmare contratti, poter comperare da casa certi oggetti pagandoli a distanza (e-commerce) e far diventare sistema la piccola e media impresa, che significa permettere al ragazzo di non emigrare, di diventare imprenditore, di fare tele-lavoro, e di riuscire a sviluppare insieme prodotti che siano competitivi rispetto alle grandi aziende.

Domanda: in che senso bisognerebbe muoversi per riuscire a risolvere questo problema? Chi deve convincere la gente ad avvicinarsi più ad internet che al cellulare?

Risposta: Bisognerebbe cominciare con l’intervento del pubblico, dovremmo parlarne di più nei media. Obiettivamente aziende di Telecomunicazioni che possono permettersi di comprare pubblicità a livello nazionale sono quelle che hanno fatto più profitti negli anni passati e sono quelle di telefonia mobile. Sicuramente il messaggio che fanno passare è quello che conviene a loro, il cellulare. Dall’altro lato chi potrebbe presentare i vantaggi di internet al pubblico sulla stampa e sui media nazionali? Sicuramente il mondo del pubblico, il mondo della politica che dovrebbe essere il primo a essere convinto che per fare un progetto di sviluppo del paese internet è più importante dei cellulari e sicuramente, la prima cosa da fare è capire se a livello nazionale, a livello di persone che sono i decisori, che danno gli indirizzi di sviluppo del paese, c’è questa convinzione oppure pure loro sono convinti che è più importante lo sviluppo dei cellulari rispetto ad Internet. In Finlandia, c’è stato uno sviluppo parallelo sia di internet che dei cellulari. La Finlandia è uno dei paesi in cui c’è il maggior numero di cellulari in Europa per numero di abitanti come in Italia, però c’è anche il maggior numero di utenti di internet, mentre in Italia abbiamo solo il maggior numero di cellulari, mentre per quanto riguarda internet siamo fra gli utilizzatori meno assidui e meno sviluppati. Lì si sono sviluppate entrambe le cose, perché si è detto, a livello di direzione, anche a livello politico, che sicuramente il telefono cellulare ha i suoi vantaggi, perché permette di comunicare sempre 24 ore su 24, dovunque ci troviamo, però si è pure detto che internet permette di far formazione, far crescere la piccola impresa e quindi si sono portate avanti le due cose contemporaneamente. In Italia si è lasciata la cosa solo al mercato e il mercato viene tirato da chi ha fatto più profitti, cioè il mondo della telefonia cellulare, e il messaggio che è passato è semplicemente stato quello di usare ed investire nel cellulare. Questo può essere bilanciato se c’è al livello dei decisori, del mondo politico la convinzione che internet è fondamentale per lo sviluppo del paese.

Intervento: Sono d’accordo su questa analisi, deve essere una decisione presa ad alti livelli. Per la famiglia è più interessante, più utile usare un cellulare piuttosto comprare un computer, studiare per utilizzarlo al meglio, e fare una spesa che può essere 10 volte più grande di un cellulare. Per il ragazzo è bello mandarsi i messaggi, sapere dove l’altra persona è, e questo anche da parte della famiglia, che si sente più sicura se il figlio ha il cellulare, per poterlo sempre contattare. Questa decisione deve venire dall’alto, se lasciamo in mano al mercato, il mercato darà soluzioni “più semplici” per fare fatturato.

Dott. Ettore Panella: Abbiamo visto che le soluzioni tipo ADSL hanno dei problemi, dobbiamo portare dei cavi, la fibra ottica presenta problemi. Il satellite può essere un’alternativa?

Dott. Maurizio Panella: Noi abbiamo molti strumenti, molti mezzi per veicolare le informazioni. Il sistema satellitare da un punto di vista tecnico ha i suoi pregi e probabilmente anche i suoi difetti. Ci sono delle applicazioni che puoi mandare via satellite, altre no. Potrebbe comunque essere una soluzione alternativa. In America c’è questo tipo di tecnologia, in Italia è poco utilizzata per problemi di legge, ma oggi ci sono vari provider (fastweb, Telecom, H3G) che utilizzano il satellite per scaricare le informazioni, poi usano il sistema normale, la fibra ottica, per veicolare queste informazioni verso i clienti. Dipende dal tipo di applicazione che si vuole fare. Poi bisogna considerare altre problematiche non tecniche, come l’impatto ambientale, e altri tipi di problematiche.

Dott. Ettore Panella: Ho letto un articolo su missioni cattoliche interattive, connessioni satellitari consentiranno agli operatori delle missioni di usufruire di una serie di notizie dalla tele-medicina, all’e-learning ritenute irrinunciabili. Lessi addirittura di una tribù amazonica, che viveva come sempre aveva vissuto ma utilizzava internet, aveva un proprio sito web e lo usava per entrare nel mondo. Rispetto al problema del satellite o del wireless tramite onde radio cosa bolle in pentola?

Ingegnere Malatesta: Il satellite ha un problema di capacità, il satellite attuale ha una possibilità di trasmissione di dati che assolutamente non è paragonabile alle fibre ottiche. Per sistemi di distribuzione verso una molteplicità di utenti, ognuno dei quali ha richieste diverse, non in broadcasting , il satellite non è la soluzione più efficace. E’ chiaro che per situazioni particolari, come il collegamento con l’Amazzonia, o l’Africa evidentemente è l’unica soluzione, per cui si fa una piccola rete di distribuzione localmente e il server è localizzato in altri paesi (quello delle missioni è in Belgio), e la connessione tra Africa e Belgio avviene via satellite. Però sono soluzioni molto particolari dove non è possibile una connessione via cavo. Il costo del satellite è davvero alto, nel senso che contrariamente alla rete in cavo ha un periodo di vita limitato nel tempo. Il satellite riesce ad espletare le sue funzioni per un periodo di tempo che va tra i 10 e i 15 anni per problemi di batterie, mentre una rete in cavo ha una vita molto più lunga, quindi in termini di investimento è preferibile.

Dott. Panella: La fibra ottica in quanto tempo potrà arrivare a tutti gli italiani? Non arriverà mai? Ci sono state tantissime offerte, anche a Salerno hanno detto che sarebbe arrivata ma non arriva. E’ un problema complesso portarla, però ci può essere una sinergia tra lo Stato e le aziende private per poter offrire questo servizio a tutti?

Ingegnere: Io credo che ancora una volta è un problema di contenuti e di mercato. Fibra ottica perché? Per distribuire quali informazioni? Sono domande a cui bisogna rispondere prima di definire una strategia di sviluppo che porti a rendere disponibile la fibra ottica in ogni casa. Ci sono stati dei progetti, alcuni dei quali sono iniziati in diverse città, hanno avuto un punto di arresto a causa del fatto che bisognava capire innanzitutto che cosa distribuire su questa immensa capacità di banda che consente la fibra ottica.

Dott. Ettore Panella: Quando si trattava di costruire la Salerno - Reggio Calabria, qualcuno disse: perché costruirla, tanto il traffico che passa è poco. Un altro rispose di costruirla perché poi il traffico arriverà. Non è un cane che si morde la coda? Non c’è la struttura non la si usa, non la si usa perché non c’è la struttura.

Ingegnere: Probabilmente si, però bisognerà decidere che tipo di informazioni, di servizi e di prodotti debbono essere veicolati su questa autostrada.

Dott. Fici: Il Mezzogiorno si è sviluppato meno di altre zone di Italia, e allora se i servizi che dovranno passare sulla fibra ottica sono le fotografie che si mandano i ragazzi, che non producono, ma consumano reddito, chiaramente alla fine il Mezzogiorno resterà meno sviluppato, e ci sarà meno convenienza da parte di Telecom Italia o del governo o di chi decide di fare l’investimento, di andarlo a fare qui piuttosto che altrove. Il concetto dei servizi da mettere, non è secondario. E’ comodo dire facciamo l’infrastruttura e poi vediamo che metterci sopra, ma questo non fa fare nessun tipo di sforzo mentale ai decisori. Il problema va posto: che tipo di servizi utili possono passare sulla larga banda? Sull’adsl? Su Internet? Identifichiamo dei servizi che servono per creare reddito per il Mezzogiorno, poi anche lo stesso politico sarà costretto ad aiutare nell’investimento Telecom. A Palermo è stato fatto l’investimento Socrates, è stata cablata una parte della città, mancava solo la fibra da mettere dentro, poi il progetto si è fermato perché non c’erano servizi richiesti in quel momento e le macchine a furia di parcheggiare sbattendo contro le colonnine della fibra ottica le hanno demolite. Ora ci sono dei buchi ma dentro non c’è niente. Che servizi che servono a far crescere dal punto di vista economico il territorio ci dobbiamo fare passare dentro? Molti di questi servizi non richiedono la fibra ottica, basta una connessione dial up, alle volte o un ADSL. Poi c’è da dire che un’azienda come Telecom Italia, che è un’ex monopolista enorme, in cui dentro c’è di tutto, ha i suoi pregi, e i suoi difetti. La stessa organizzazione interna di Telecom per divisioni, per direzioni, spesso porta ad avere delle politiche che non sono coerenti tra le sue varie parti. L’ing. Malatesta appartiene ad una divisione che agevola lo sviluppo degli internet service provider medi e piccoli, una divisione che è stata creata per questo motivo. Purtroppo all’interno di Telecom ci sono altre divisioni che ostacolano lo sviluppo all’interno dei provider, nei fatti, non in maniera volontaria, ma per es. per quanto riguarda la divisione di vendita ADSL al cliente finale queste spesso vengono in contrasto con altri operatori concorrenti. Ci sono delle problematiche complesse che richiedono una riflessione a livello generale, fare uno sforzo mentale per dire a che serva le banda larga, se dobbiamo farla veramente, servono molte aziende a livello delle comunicazioni o ne basta una sola, o due, se è più importante il cellulare o internet. Questi ragionamenti servono per giustificare gli investimenti in fibra ottica o in larga banda o in satelliti anche nelle zone meno sviluppate. Non dobbiamo come meridionali solo lamentarci, facciamo uno sforzo anche proposito dicendo i servizi per esempio, fare diventare sistema la piccola e media impresa già in sé sarebbe una di quelle cose che può servire per far decidere a Telecom di andare ad investire nel Mezzogiorno.

Francesco Orlando: Il progetto Socrates è stato bloccato perché superato tecnologicamente, in ogni caso la differenza fra centro e periferia si dovrebbe porre sotto un altro punto di vista, cioè la densità di popolazione, i potenziali utilizzatori e ci sono delle zone, Padova e Nord-Est, che sono state cablate tutte attorno tranne condomini da 9 unità abitativa, da 10/12 in su sono stati cablati. Sono state cablate zone di edilizia popolare in quanto c’erano molti abitanti e i potenziali utilizzatori che abitano in villette singole non hanno la possibilità, se non a pagamento, di farsi passare l’ultimo tratto di fibra ottica, non hanno avuto la possibilità poi effettivamente di utilizzarla e quindi le richieste non possono essere evase se non con costi molto maggiori. Il progetto era nato per veicolare principalmente oltre ai servizi di fonia i canali televisivi, cosa che sta facendo Fastweb, che sta veicolando dei canali che riusciamo comunque ad avere tramite satellite. Tecnologicamente entrando in campo l’ADSL c’è stata la possibilità sul doppino telefonico a trasmettere delle velocità che bastano al “normale utilizzatore”.

Intervento: Passano i contenuti che ci sono in questo momento. Se si esclude la trasmissione televisiva su fibra, per i contenuti che vengono distribuiti oggi su internet, soluzioni in dial up o ADSL sono assolutamente valide. Telecom essendo un operatore osserva al 100% quello che gli viene autorizzato e imposto e in alcune situazioni. Mi sembra onesto aggiungere che oggi Telecom non è l’unico attore in Italia di Telecomunicazioni e quindi non è corretto attendersi che l’unico che investa sia ancora una volta Telecom Italia. Ci sono altre aziende.

Intervento: Il progetto Socrates era di Telecom Italia. Il discorso non si pone solo nei confronti di Telecom, ma anche di Omnitel o altri.

Dott. Ettore Panella: Chiedo ai ragazzi di Roccapiemonte se si sentono trattati come quelli di Salerno o si sentono tagliati fuori.

Risposta ragazzo: Abbiamo l’ADSL ma non è pronta la linea.

Dott. Ettore Panella: Già è importante che ci sia.

Intervento: Noi abbiamo lavorato sulla formazione sulla scuola, per far capire che è più importante internet e sapere usare le macchine che l’utilizzo come giocattolo del cellulare. La scuola è cablata, c’è un computer in ogni classe ma di fatto i corsi informatici li usano pochissimo, questo è un problema di formazione anche per gli insegnati. Io capisco la voglia di non sradicare i ragazzi, di creare lavoro al Sud, delle piccole imprese. Quali direttive precise che i politici danno, e fino a che punto è possibile modificare questa volontà e togliere al libero mercato come fino ad oggi abbiamo fatto.

Dott. Fici: Il libero mercato ci vuole, esiste e non si può eliminare. Il politico nazionale deve progettare lo sviluppo di un paese. Qui non è un problema di destra o di sinistra, la mia sensazione è che ci sia a livello generalizzato e facendo le debite eccezioni, degli italiani e anche dei nostri politici, non ci sia una percezione diffusa e generalizzata dell'importanza che ha internet per lo sviluppo di un paese. Se vogliamo parlare di libero mercato in un paese libero va bene, però deve seguire le nuove tecnologie e starci dentro con tutti e due i piedi. Ma se trascuriamo ancora l'importanza di internet a livello internazionale saremo scavalcati da moltissimi altri paesi, avremo tutti i cellulari, ma il reddito come lo produrremo, facendo telefonate al cellulare o facendo servizi come il turismo, mettendoli in rete? Questa è uno cosa gravissima e c'è un ritardo forte, in Italia si parla sempre di televisione oltre che di cellulari, come il media importantissimo si continua a parlare di televisione. Le risorse di coloro che si occupano anche a livello politico oppure a livello di decisori, di Telecomunicazioni o di media, è molto concentrato sul media televisore, telefono e molto poco si parla di internet. Io questo lo vado dicendo dal 94/95, da quando mi sono cominciato ad occupare di internet. Mentre noi sbagliando ci occupiamo di televisori e telefoni, tutti questi mezzi stanno andando a confluire dentro internet, la convergenza è il mio punto di vista. Tutto sta andando a finire dentro internet, però non è la parola internet su 100 volte in cui si parla di internet, di cellulare, internet viene pronunziato una volta sola.

Ingegnere Malatesta: Sono assolutamente certo che internet seguirà questo tipo di sviluppo, indipendentemente dal fornitore di rete, nel momento ci sarà è sicuramente intenzione di tutti i gestori di Telecomunicazione stimolare questo bisogno. Nel momento in cui sarà possibile la fornitura di tutta una serie di servizi attraverso un'unica infrastruttura che poi possiamo chiamare internet, in realtà è una infrastruttura di rete che condivide la possibilità di fornire tutti i servizi, credo che è interesse fondamentale di tutti i gestori di Telecomunicazioni, e quindi anche di Telecom Italia fare in modo che questa struttura di rete sia fruibile da tutti gli utenti.

Dott. Panella Maurizio: Cisco sta investendo molto in questo, cioè fare in modo che tutti i media, in particolare telefono e video convergano nella stessa infrastruttura, che è la infrastruttura dati, dove viaggiano le informazioni per internet. Vorrei fare una differenziazione, una del libero mercato e delle compagnie che investono e un altro del governo. Le compagnie investono dove c'è profitto e dove credono ci sia profitto. E' compito del governo garantire che poi le nuove tecnologie vengano fruite da parte di tutti. Le grandi aziende potranno investire con un accordo che comunque deve arrivare dal governo. E' chiaro che Cisco fa questo perché vede un business, a parte il fatto che 0il loro target è verso le medie e grandi aziende. Cisco pensa a proporre tecnologie molto innovative e a basso costo, nel senso che faranno risparmiare alle medie e piccole, anche grandi aziende soldi. Faccio fatturato, perché do al mercato delle soluzioni che saranno un investimento per far risparmiare nelle infrastrutture.

Dott. Ettore Panella: I ragazzi di che cosa sentono il bisogno in questo periodo?

Domanda all'ing. Malatesta: Nell'atto pratico come è possibile stimolare la Telecom o qualche altra azienda nel portare la linea ADSL in questo caso alle zone che non sono coperte?

Risposta ing Malatesta: C'è un piano di copertura graduale, laddove esistono delle richieste di servizio che vengono veicolate o verso la nostra stessa struttura territoriale di vendita o tramite le strutture di vendita di altri operatori, ivi inclusi i service provider. Se il nostro settore di pianificazione ha il sentore che gli può venire la richiesta, che vengono dal nostro stesso settore di vendita oppure da altri operatori, che in una certa zona c'è bisogno, richiesta di accessi ADSL, queste richieste vengono recepite e vengono inserite nei piani degli anni successivi. Magari è il service provider di zona che riesce a determinare una richiesta di 100/200/300 accessi in un paese, questa richiesta viene veicolata nel nostro settore di pianificazione, qualche volta anche tramite la mia struttura, e col tempo vengono soddisfatte.

Dott. Ettore Panella: Vorrei introdurre un argomento lasciato in sospeso ieri, che un po' tocca Telecom, parlando di scurezza e hacker, non siamo entrati a tracciare quella linea di confine tra le due mentalità che poi è una linea che ha dei suoi significati. Stiamo vivendo un momento in cui c'è una tendenza, sotto varie motivazioni e scuse, a introdurre elementi di censura sempre più alti, intervenendo addirittura sui provider. Per es. negli articoli, “Al via nuove crociate contro il P2P”, “Non c'è privacy o politica aziendale che tenga quando un detentore di copyright chiede il nome di un utente, il suo provider deve consegnarlo, se in gioco c'è una possibile violazione di diritto di proprietà intellettuale, come può accadere se un utente sfrutta i sistemi di …..sharing,. Un provider americano è stato obbligato ad identificare il proprio cliente e consegnare quei dati nelle mani dei discografici, non del magistrato, il che avrebbe una sua logica. La DSA dice: “I provider non sono colpevoli dell'uso dei sistemi di file sharing, non devono risponderne economicamente, semmai sono importanti partner nella lotta contro la pirateria.” La domanda che mi viene spontanea, c'è sempre stata nella storia tutta una sequela di martiri, che abbiamo dovuto conoscere, Gramsci, Pellico, che per la libertà ci hanno rimesso la vita, ultimamente Mandela, non è che la nostra generazione che la libertà l'ha avuta gratis, non la considera un bene importante? La censura che si sta introducendo in rete chiudendo alcuni siti in maniera subdola, perché la chiusura di questi siti, non avviene in maniera diretta, viene attaccato il provider, che si tira indietro e chiude i rubinetti al cliente. E' una forma di censura indiretta, molto grave. Addirittura dare dati ad un'azienda privata, mi sembra si stia prendendo una brutta china.

Dott. Fici: Purtroppo abbiamo scelto un settore di attività in continua mutazione quindi anche nelle comunicazioni di internet, c'è un tribunale che dà ragione al provider, l'altro che dà ragione all'azienda, l'altro si orienta in maniera intermedia. In America si fa un tipo di scelta, in Europa se ne fa un'altra, ogni stato se ne va per i fatti suoi. In questo momento, la situazione è un po' confusa. Noi ci troviamo in mezzo, rischiamo di beccarci una multa dal governo nazionale, dalla polizia postale, da chi in Italia segue direttamente le aziende. Poi succede che il governo nazionale, la polizia postale, rischia di essere sanzionata da una direttiva europea che va nella direzione opposta. I provider si sono di recente appellati all'Europa, per questo discorso della responsabilità dei provider chiedendo che ci sono due direttive in Europa, una sulla privacy e una sull'e-commerce, che dicono due cose opposte, fatte entrambe in Europa, che passi la linea sull'e-commerce, che non prevede una responsabilità oggettiva del provider. La responsabilità viene poi così caricata sulle spalle di chi commette reato, sempre che di reato si tratti. Una cosa che palesemente era reato 10 anni, con le tecnologie e i media di allora, oggi potrebbe non esserlo più.

Dott. Ettore Panella: Conosciamo la Cina, e sappiamo cosa significa.

Domanda di Attilio Barra: Tornando sul problema delle infrastrutture e del mercato, è un problema di cultura e di idee, che bisogna tirar fuori. Vorrei dare più voce a Telecom, perché è nel mercato uno degli attori primari. E' possibile che non ci renda conto per Telecom è molto rischioso non adeguare le infrastrutture proprio al fine di mantenere la quota di mercato, che grazie ad un monopolio che ora non c'è più, si è conquistato. Noi non chiediamo a Telecom di fare beneficenza, però è difficile che Telecom possa aspettarsi che noi si crei servizi perché poi sia utile a Telecom realizzare l'infrastruttura. Se noi facciamo un investimento di questo genere, rischiamo di dover aspettare anni per poterne ricavare giusti frutti, rischiando di vedere poi obsoleti i risultati di questo investimento. Il primo passo conviene per prima farlo a Telecom.

Risposta ing. Malatesta: La missione di Telecom non è quella di offrire contenuti, ma strutture adeguate alla distribuzione dei contenuti alla platea più vasta possibile in ragione di un indirizzo economico della struttura, ed è quello che Telecom ha fatto e sta facendo, dal nostro punto di vista è quello che stiamo facendo, nel senso che la struttura di distribuzione in rete in rame è ancora in relazione ai contenuti, una soluzione tecnicamente valida, la struttura di rete in rame è disponibile al 100% per la popolazione italiana. Si tratta di capire dove c'è richiesta di questo tipo di servizi, poi però lo sviluppo dei contenuti diversi, non è nella mission di Telecom. Per quanto riguarda il discorso sugli altri gestori, mi sembra doveroso, per far sapere ai ragazzi di questa cosa, non per sminuire le responsabilità di Telecom nella costruzione di una rete di telecomunicazione adeguata al nostro paese.

Intervento dott. Fici: Da questo punto di vista noi provider abbiamo preteso il riconoscimento del peso di Wind, che è stata definita anch'essa come Telecom come per quanto riguarda il traffico telefonico.

Dott. Ettore Panella al dott. Fici: L'autorità garante, croce e delizia di tutti gli operatori di telecomunicazioni, un tuo giudizio.

Risposta: Le delizie non le ho ancora viste. In Europa ci si muove su direttive che vengono fatte più a Bruxelles che negli stati membri, questo è un fatto di cui ancora non c'è una forte sensazione a livello del cittadino comune ma è così. In Europa si è stabilito che ci devono essere degli organismi che devono essere indipendenti dal governo, per il controllo di alcuni settori economici, e sono le authority. Ce n'è una che si occupa di telecomunicazioni che è molto vicina a voi perché si doveva fare a Torino o a Napoli, e si scelse Napoli perché si decise di farla in una zona svantaggiata e favorirne lo sviluppo. Questo non significa che l'authority stia facendo il proprio dovere fino in fondo, dovrebbe essere croce e delizia, spesso è solo croce.

Dott. Ettore Panella: I provider esprimono un giudizio negativo su questa authority, e i grandi operatori? Telecom?

Risposta ing. Malatesta: Telecom non esprime giudizi, non ha altro dovere che attuare quanto l'autorità delibera. Chi è il privilegiato dall'autorità?

Dott. Fici: Wind è stata un'azienda che è stata guardata sempre con un occhio di riguardo, non con accezione negativa. Wind si è sviluppata in un momento in cui c'era l'autorità già costituita per le comunicazioni e senza i lacci imposti a Telecom dall'autorità stessa. Quindi ha un grosso capitale che proviene da Enel, che ha drenato denaro pubblico senza rischi grossi, poi è passata alle telecomunicazioni, fa più traffico telefonico di Telecom, e questa situazione è stata segnalata all'autorità dai provider. L'anno scorso è stata fatta una legge di equiparazione fra i provider e gli operatori telefonici, dal Parlamento, dal Governo in circa 6 mesi, e avrebbe dovuto avere da parte dell'autorità un regolamento attuativo che la rendesse utile in due mesi, siamo a sei mesi dalla trasformazione in legge, e ancora l'autorità non ha tirato fuori questo regolamento. L'autorità nella sua attività di regolamentazione del mercato spesso non vede certe disfunzioni.

Intervento: l'autorità che sta a Napoli è stata una disputa di metterla o a Torino, o a Roma, o a Napoli. Bassolino è riuscito a farla istituire a Napoli. La struttura diplomatica e rappresentativa è rimasta ancora a Roma. C'è una lacuna, perché tutto questo discorso non viene trasmesso e veicolato nelle sedi più importanti, cioè questi ragazzi. Questi discorsi dobbiamo farli nel mondo della scuola. La società ha bisogno di forze nuove, il dibattito deve essere trasportato nella realtà di base, che è la scuola. Le stesse persone preposte nella scuola non sanno, oppure non preparano a questo momento di pensamento e di riflessione futura. Oggi è la moda, tutti a informatica e poi ci dimentichiamo del passaggio ulteriore, quello del lavoro.

Risposta dott. Ettore Panella: la scuola deve innanzitutto dare gli strumenti di base, quando un ragazzo è capace di apprendere, ha imparato a imparare, la scuola non deve essere caricata di altre funzionalità. Gli Enti hanno altri modi.

Intervento dott. Fici: Dissento, non è vero che la scuola deve essere a se stante dalla realtà. La scuola tecnica è un conto. I ragazzi che stanno qua sono i più meritevoli degli istituti rappresentativi, e a discapito dei loro dirigenti, che non hanno capito in quale istituto stanno, questi sono l'avanguardia. I dirigenti sono miopi. Sono pochi i ragazzi che sanno che significa essere iscritti ad un istituto di informatica e sapere un domani cosa li aspetta. Dobbiamo istruirli adesso, non rimandare.

Risposta: mi riferivo alla scuola in generale, non a quella specifica, e parlavo dell'autorità delle telecomunicazioni.

Intervento: Pochi conoscono le funzioni specifiche dell'autorità.

Dott. Fici: io sono anche professore di un istituto industriale, il più grande che c'è sotto Roma, con 3500 alunni, e c'è la specializzazione informatica. Non si seguono questo tipo di problematiche, è molto difficile che il professore che fa diritto spiega quali sono le competenze dell'autorità delle telecomunicazioni in una scuola che si occupa di telecomunicazioni informatiche. Questo è grave, questi signori sono stati istituiti ma nessuno sa quello che devono fare.

Intervento: Ancora più grosso è il discorso delle televisioni e delle radio in genere, allora la problematica che deve sviluppare, non per niente c'è il discorso del conflitto di interesse. Le famose leggi che dal 90 ad oggi che non riusciamo ad applicare, anche perché l'authority non è presente. Delle volte questa autorità preposta deve pensare più alla televisione che a internet, perché internet non è ancora sviluppato in una maniera tale da essere un business.

dal pubblico Francesco Orlando: Mi permetto di spezzare una lancia per la telefonia cellulare, è stato detto che c'è un trasferimento di soldi e impegno del budget familiare verso la telefonia cellulare. La telefonia cellulare, i nuovi MMS, sigle tipo WAP, GPRS, sono in effetti l'avvicinamento della telefonia cellulare ad internet. Si possono mandare foto, e-mail. Ma a che costi? Stesso discorso per le linee flat o a consumo. Nelle offerte dei vari fornitori non c'è scritto ma sono a consumo, passa qualsiasi cosa e i soldi sono gli stessi. Stesso discorso per i GPRS, è sempre on-line, si paga solo su quello che viene trasferito, ma ad un certo punto comincerà a costare, quello che viene chiamato in gergo SPAM.

Dott. Ettore Panella a beneficio della platea: Lo SPAM è costituito dalle mail pubblicitarie non richieste .

Intervento: Di posta spazzatura ne arriverà a tonnellate, e questa avrà un costo quando si pagherà dal cellulare la banda trasferita. Ieri è stato chiesto “chi sa cosa è la netiquette?”. Netiquette, l'etichetta del comportamento nella rete.

Dott. Ettore Panella: Quando si sottoscrive un contratto anche gratuito ad Internet ci dovrebbe essere scritto che ci si impegna a rispettare le regole della rete, e sicuramente c'e' scritto se si registra un dominio.

Intervento: Per accedere ad un qualsiasi centro di calcolo di un'università la netiquette è stampata ed è scritta sulla porta di ingresso. Prima di avvicinarsi ad un computer in un centro scolastico sarebbe opportuno metterla fuori, o davanti al video. Come non è permesso guidare un'auto senza aver dimostrato di essere in grado di non fare danni a terzi, per lo stesso motivo, un motivo di dieci regolette si dovrebbero conoscere.

Conclusioni: Abbiamo cercato di capire come sta cambiando il mondo attuale, siamo passati da una società che si basava su grandissime fabbriche, capitalisti che concentravano grandi patrimoni nelle proprie mani,a d una società in cui chiunque ha delle azioni nelle proprie mani è di fatto un capitalista. Le grandi fabbriche non esistono più, il lavoro è diventato frazionato. E' cambiato tutto. Si sta delineando una nuova linea di confine: abbiamo parlato di software libero e software proprietario, tele-lavoro ed e-learning, sicurezza e hacker, internet risorsa del futuro per tutti gli italiani. Tutti questi incontri hanno portato ad una conclusione, cioè le nuove tecnologie hanno creato un circolo vizioso o virtuoso? Lo sviluppo del software ha permesso lo sviluppo di Internet e queste due cose insieme hanno permesso la globalizzazione.

 
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