Dott. Ettore
Panella: In questo ultimo periodo il ruolo
dei provider è un po’ venuto meno, da 7/8000
addetti si è passati probabilmente a 800. Ma
sono diventati inutili i provider o hanno ancora un
senso?
Risposta dott. Fici presidente Assoprovider:
I provider come numero di aziende sono diminuiti, però
in realtà le aziende che facevano i provider
continuano ad esistere, hanno cambiato il modo di lavorare,
il tipo di servizi e quelle che sono rimaste a fare
l’internet service provider sono sicuramente diminuite,
non credo fossero 8000, ma circa 3500 in Italia, ora
saranno sulle 600/700, ora queste aziende sono cresciute.
In Italia in realtà il tessuto produttivo sia
dei servizi che della produzione di beni è costituito
dalla piccola e media impresa più che dalla grossa
impresa che ha sempre più problemi a mantenersi,
come la Fiat o la Blu, l’operatore di telefonia.
I provider sono perfettamente in salute, non ha molto
senso nel nostro settore dire chi fa il provider e chi
no, perché si cambia mestiere in un settore così
dinamico, quindi anche le definizioni diventano presto
obsolete.
Dott. Ettore Panella: Internet risorsa
del futuro per tutti gli italiani. Già abbiamo
visto con l’ADSL, la larga banda che sarebbe la
possibilità di fare video-conferenze, di avere
una velocità maggiore, e anche il fatto di essere
collegati ad Internet 24 ore su 24. La Telecom che progetti
ha rispetto a questo problema? Cosa bolle in pentola?
Ing. Malatesta: Una risposta che
potremmo dare è che internet già è
accedibile dal 100% dei nostri utenti di Telecomunicazioni
tramite dial up (il telefono di casa) su rete telefonica,
utilizzando la linea telefonica con un appropriato modem
si riesce ad accedere a una parte dei servizi di internet,
non quelli ad altissima velocità. Le soluzioni
per l’alta velocità sono in questo momento
e ancora per un certo periodo di tempo disponibili solo
fino ad alcune aree geografiche, di particolare interesse
dal punto di vista del traffico, perché per dare
soluzioni di tipo ADSL c’è bisogno di una
serie di investimenti, cioè di inserire nelle
centrali telefoniche il più vicino possibile
agli utenti, nell’arco di 5 km dagli utenti delle
apparecchiature che consentono di utilizzare una parte
della banda trasferibile della linea telefonica per
ADSL. Questo è un investimento e le società
di Telecomunicazioni oggi tendono ad avere un profitto,
lo fanno nella misura in cui, non solo Telecom, ma tutte
le società di Europa, si immagina che l’investimento
di un multiplex rientri in un arco di tempo ragionevole.
Come si fa questa disamina, di dove fare questo investimento?
Semplicemente valutando dove il traffico telefonico
diretto verso internet è maggiore, con una logica
per andare a soddisfare i bisogni delle aziende.
Dott. Ettore Panella: In questi giorni
abbiamo parlato del tele-lavoro, che può costituire
un certo sfogo per alcuni lavori intellettuali e permette
ai ragazzi di non emigrare, di non spopolare i territori
che si trovano alla periferia dei due grandi centri,
Roma e Milano, evitando emigrazione e sradicamento.
Ci sono progetti per portare in tempi ragionevoli la
larga banda dappertutto? E’ chiaro che la Telecom
non essendo più un’azienda statale, ragiona
in termini di utile e di profitto, però si può
chiedere allo stato di dare una mano, come si fa per
le Ferrovie dello stato. Si è pensato a questa
strada per permettere in tempi brevi a tutti gli italiani
di superare questo gap di trattamento?
Ing. Malatesta: I piani di sviluppo
sono per loro natura pluriennali, come responsabile
vendite sarei felicissimo di una diffusione al 100%
sul territorio nazionale, in quanto questo consentirebbe
evidentemente vendite più consistenti. Il piano
di sviluppo della Telecom sulla parte ADSL, sulla parte
in larga banda che non si ferma all’ADSL, è
un piano che ha visto negli anni scorsi investimenti
molto cospicui che continueranno negli anni prossimi.
Dott. Ettore Panella: Possiamo dire
che in 5 o 6 anni, come è arrivato il telefono
in ogni posto del paese possiamo pensare che in tempi
brevi arrivi anche la larga banda, o è un’utopia?
Ing. Malatesta: Questo dipenderà
anche dalla risposta del mercato.
Dott. Ettore Panella: Noi che operiamo
in questo settore dovremmo riuscire, è vero che
abbiamo problemi di concorrenza, però dovremmo,
visto che abbiamo un tasso tecnico comunque alto, a
collaborare e trovare una soluzione per dare questo
servizio a tutti?
Dott. Fici : Una cosa importantissima
che si riallaccia al discorso di prima, cioè
che il tessuto italiano è fatto di piccola e
media impresa, una delle cose più importanti
a cui internet può contribuire è quello
di far diventare sistema una miriade di piccole e medie
imprese che sono dappertutto. Questo discorso c’entra
col digital divide perché le zone coperte o non
coperte, o coperte in maniera disomogenea, non significa
soltanto l’emigrazione verso il Nord, ma sostanzialmente
significa anche rendere difficile fare l’imprenditore
in zone decentrate perché internet, una delle
cose più utili che può fare, è
proprio mettere in comunicazione fra di loro aziende
piccole, di permettere di sviluppare dei progetti insieme
e di farle diventare competitive e concorrenziali rispetto
alla grande impresa. Noi in assoprovider abbiamo creato
una comunità di aziende che hanno imparato a
lavorare assieme. Questo ha permesso un po’ a
tutte le nostre aziende di crescere. Qualcuno ha cambiato
la sua attività di internet service provider,
nel senso che non dà collegamenti su internet,
magari ma continua a fare servizi internet, i fatturati
sono cresciuti per tutti. Il fatto di stare insieme
ha permesso a queste aziende di fare un salto di qualità.
Dobbiamo però porci un altro problema, perché
secondo me in Italia c’è una distorsione
di fondo che impedisce lo sviluppo di Internet, e il
fare gli investimenti. Ma allora come è possibile
che in Italia si sviluppi Internet in maniera utile
e veloce come si era cominciato a fare dopo la metà
degli anni 90, con dei progetti su e-government, e-progress,
su e-learning. Come è possibile in Italia sviluppare
internet quando siamo bombardati in continuazione dalla
pubblicità di cellulari, MMS, che saranno di
moda, però hanno una utilità limitata
ed essendo noi ancora lontani dalla convergenza servono
per mandarsi auguri e fotografie, dobbiamo pensare che
il budget delle famiglie è limitato, perciò
se tutti i fondi vanno a finire per avere tutti i figli
i cellulari, per le carte telefoniche, la famiglia invece
che comprare un PC compra 10 cellulari, poi finiscono
i soldi. Lo stesso vale per la piccola impresa, che
secondo me è un po’ stordita dal bombardamento
di teleservizi che ci sono, magari fa una RAM aziendale
e rinuncia a farsi la rete locale, cambia i cellulari
ai dipendenti e non investe su internet. Qua ci vorrebbe
una presa di posizione forte da parte del governo e
della azienda e dire che se alla fine si sviluppa internet,
lo sviluppo collegato è più diffuso se
si sviluppa internet o se si sviluppa il mondo del cellulare,
dove ci sono poche aziende che ci guadagnano, e il grosso
degli italiani sono clienti. Internet permetterebbe
la formazione a distanza (e-learning), progetti di automatizzazione
del collegamento del cittadino con la pubblica amministrazione
(e-government), cioè evitare code per certificati,
per firmare contratti, poter comperare da casa certi
oggetti pagandoli a distanza (e-commerce) e far diventare
sistema la piccola e media impresa, che significa permettere
al ragazzo di non emigrare, di diventare imprenditore,
di fare tele-lavoro, e di riuscire a sviluppare insieme
prodotti che siano competitivi rispetto alle grandi
aziende.
Domanda: in che senso bisognerebbe
muoversi per riuscire a risolvere questo problema? Chi
deve convincere la gente ad avvicinarsi più ad
internet che al cellulare?
Risposta: Bisognerebbe cominciare
con l’intervento del pubblico, dovremmo parlarne
di più nei media. Obiettivamente aziende di Telecomunicazioni
che possono permettersi di comprare pubblicità
a livello nazionale sono quelle che hanno fatto più
profitti negli anni passati e sono quelle di telefonia
mobile. Sicuramente il messaggio che fanno passare è
quello che conviene a loro, il cellulare. Dall’altro
lato chi potrebbe presentare i vantaggi di internet
al pubblico sulla stampa e sui media nazionali? Sicuramente
il mondo del pubblico, il mondo della politica che dovrebbe
essere il primo a essere convinto che per fare un progetto
di sviluppo del paese internet è più importante
dei cellulari e sicuramente, la prima cosa da fare è
capire se a livello nazionale, a livello di persone
che sono i decisori, che danno gli indirizzi di sviluppo
del paese, c’è questa convinzione oppure
pure loro sono convinti che è più importante
lo sviluppo dei cellulari rispetto ad Internet. In Finlandia,
c’è stato uno sviluppo parallelo sia di
internet che dei cellulari. La Finlandia è uno
dei paesi in cui c’è il maggior numero
di cellulari in Europa per numero di abitanti come in
Italia, però c’è anche il maggior
numero di utenti di internet, mentre in Italia abbiamo
solo il maggior numero di cellulari, mentre per quanto
riguarda internet siamo fra gli utilizzatori meno assidui
e meno sviluppati. Lì si sono sviluppate entrambe
le cose, perché si è detto, a livello
di direzione, anche a livello politico, che sicuramente
il telefono cellulare ha i suoi vantaggi, perché
permette di comunicare sempre 24 ore su 24, dovunque
ci troviamo, però si è pure detto che
internet permette di far formazione, far crescere la
piccola impresa e quindi si sono portate avanti le due
cose contemporaneamente. In Italia si è lasciata
la cosa solo al mercato e il mercato viene tirato da
chi ha fatto più profitti, cioè il mondo
della telefonia cellulare, e il messaggio che è
passato è semplicemente stato quello di usare
ed investire nel cellulare. Questo può essere
bilanciato se c’è al livello dei decisori,
del mondo politico la convinzione che internet è
fondamentale per lo sviluppo del paese.
Intervento: Sono d’accordo su
questa analisi, deve essere una decisione presa ad alti
livelli. Per la famiglia è più interessante,
più utile usare un cellulare piuttosto comprare
un computer, studiare per utilizzarlo al meglio, e fare
una spesa che può essere 10 volte più
grande di un cellulare. Per il ragazzo è bello
mandarsi i messaggi, sapere dove l’altra persona
è, e questo anche da parte della famiglia, che
si sente più sicura se il figlio ha il cellulare,
per poterlo sempre contattare. Questa decisione deve
venire dall’alto, se lasciamo in mano al mercato,
il mercato darà soluzioni “più semplici”
per fare fatturato.
Dott. Ettore Panella: Abbiamo visto
che le soluzioni tipo ADSL hanno dei problemi, dobbiamo
portare dei cavi, la fibra ottica presenta problemi.
Il satellite può essere un’alternativa?
Dott. Maurizio Panella: Noi abbiamo
molti strumenti, molti mezzi per veicolare le informazioni.
Il sistema satellitare da un punto di vista tecnico
ha i suoi pregi e probabilmente anche i suoi difetti.
Ci sono delle applicazioni che puoi mandare via satellite,
altre no. Potrebbe comunque essere una soluzione alternativa.
In America c’è questo tipo di tecnologia,
in Italia è poco utilizzata per problemi di legge,
ma oggi ci sono vari provider (fastweb, Telecom, H3G)
che utilizzano il satellite per scaricare le informazioni,
poi usano il sistema normale, la fibra ottica, per veicolare
queste informazioni verso i clienti. Dipende dal tipo
di applicazione che si vuole fare. Poi bisogna considerare
altre problematiche non tecniche, come l’impatto
ambientale, e altri tipi di problematiche.
Dott. Ettore Panella: Ho letto un
articolo su missioni cattoliche interattive, connessioni
satellitari consentiranno agli operatori delle missioni
di usufruire di una serie di notizie dalla tele-medicina,
all’e-learning ritenute irrinunciabili. Lessi
addirittura di una tribù amazonica, che viveva
come sempre aveva vissuto ma utilizzava internet, aveva
un proprio sito web e lo usava per entrare nel mondo.
Rispetto al problema del satellite o del wireless tramite
onde radio cosa bolle in pentola?
Ingegnere Malatesta: Il satellite
ha un problema di capacità, il satellite attuale
ha una possibilità di trasmissione di dati che
assolutamente non è paragonabile alle fibre ottiche.
Per sistemi di distribuzione verso una molteplicità
di utenti, ognuno dei quali ha richieste diverse, non
in broadcasting , il satellite non è la soluzione
più efficace. E’ chiaro che per situazioni
particolari, come il collegamento con l’Amazzonia,
o l’Africa evidentemente è l’unica
soluzione, per cui si fa una piccola rete di distribuzione
localmente e il server è localizzato in altri
paesi (quello delle missioni è in Belgio), e
la connessione tra Africa e Belgio avviene via satellite.
Però sono soluzioni molto particolari dove non
è possibile una connessione via cavo. Il costo
del satellite è davvero alto, nel senso che contrariamente
alla rete in cavo ha un periodo di vita limitato nel
tempo. Il satellite riesce ad espletare le sue funzioni
per un periodo di tempo che va tra i 10 e i 15 anni
per problemi di batterie, mentre una rete in cavo ha
una vita molto più lunga, quindi in termini di
investimento è preferibile.
Dott. Panella: La fibra ottica in
quanto tempo potrà arrivare a tutti gli italiani?
Non arriverà mai? Ci sono state tantissime offerte,
anche a Salerno hanno detto che sarebbe arrivata ma
non arriva. E’ un problema complesso portarla,
però ci può essere una sinergia tra lo
Stato e le aziende private per poter offrire questo
servizio a tutti?
Ingegnere: Io credo che ancora una
volta è un problema di contenuti e di mercato.
Fibra ottica perché? Per distribuire quali informazioni?
Sono domande a cui bisogna rispondere prima di definire
una strategia di sviluppo che porti a rendere disponibile
la fibra ottica in ogni casa. Ci sono stati dei progetti,
alcuni dei quali sono iniziati in diverse città,
hanno avuto un punto di arresto a causa del fatto che
bisognava capire innanzitutto che cosa distribuire su
questa immensa capacità di banda che consente
la fibra ottica.
Dott. Ettore Panella: Quando si trattava
di costruire la Salerno - Reggio Calabria, qualcuno
disse: perché costruirla, tanto il traffico che
passa è poco. Un altro rispose di costruirla
perché poi il traffico arriverà. Non è
un cane che si morde la coda? Non c’è la
struttura non la si usa, non la si usa perché
non c’è la struttura.
Ingegnere: Probabilmente si, però
bisognerà decidere che tipo di informazioni,
di servizi e di prodotti debbono essere veicolati su
questa autostrada.
Dott. Fici: Il Mezzogiorno si è
sviluppato meno di altre zone di Italia, e allora se
i servizi che dovranno passare sulla fibra ottica sono
le fotografie che si mandano i ragazzi, che non producono,
ma consumano reddito, chiaramente alla fine il Mezzogiorno
resterà meno sviluppato, e ci sarà meno
convenienza da parte di Telecom Italia o del governo
o di chi decide di fare l’investimento, di andarlo
a fare qui piuttosto che altrove. Il concetto dei servizi
da mettere, non è secondario. E’ comodo
dire facciamo l’infrastruttura e poi vediamo che
metterci sopra, ma questo non fa fare nessun tipo di
sforzo mentale ai decisori. Il problema va posto: che
tipo di servizi utili possono passare sulla larga banda?
Sull’adsl? Su Internet? Identifichiamo dei servizi
che servono per creare reddito per il Mezzogiorno, poi
anche lo stesso politico sarà costretto ad aiutare
nell’investimento Telecom. A Palermo è
stato fatto l’investimento Socrates, è
stata cablata una parte della città, mancava
solo la fibra da mettere dentro, poi il progetto si
è fermato perché non c’erano servizi
richiesti in quel momento e le macchine a furia di parcheggiare
sbattendo contro le colonnine della fibra ottica le
hanno demolite. Ora ci sono dei buchi ma dentro non
c’è niente. Che servizi che servono a far
crescere dal punto di vista economico il territorio
ci dobbiamo fare passare dentro? Molti di questi servizi
non richiedono la fibra ottica, basta una connessione
dial up, alle volte o un ADSL. Poi c’è
da dire che un’azienda come Telecom Italia, che
è un’ex monopolista enorme, in cui dentro
c’è di tutto, ha i suoi pregi, e i suoi
difetti. La stessa organizzazione interna di Telecom
per divisioni, per direzioni, spesso porta ad avere
delle politiche che non sono coerenti tra le sue varie
parti. L’ing. Malatesta appartiene ad una divisione
che agevola lo sviluppo degli internet service provider
medi e piccoli, una divisione che è stata creata
per questo motivo. Purtroppo all’interno di Telecom
ci sono altre divisioni che ostacolano lo sviluppo all’interno
dei provider, nei fatti, non in maniera volontaria,
ma per es. per quanto riguarda la divisione di vendita
ADSL al cliente finale queste spesso vengono in contrasto
con altri operatori concorrenti. Ci sono delle problematiche
complesse che richiedono una riflessione a livello generale,
fare uno sforzo mentale per dire a che serva le banda
larga, se dobbiamo farla veramente, servono molte aziende
a livello delle comunicazioni o ne basta una sola, o
due, se è più importante il cellulare
o internet. Questi ragionamenti servono per giustificare
gli investimenti in fibra ottica o in larga banda o
in satelliti anche nelle zone meno sviluppate. Non dobbiamo
come meridionali solo lamentarci, facciamo uno sforzo
anche proposito dicendo i servizi per esempio, fare
diventare sistema la piccola e media impresa già
in sé sarebbe una di quelle cose che può
servire per far decidere a Telecom di andare ad investire
nel Mezzogiorno.
Francesco Orlando: Il progetto Socrates
è stato bloccato perché superato tecnologicamente,
in ogni caso la differenza fra centro e periferia si
dovrebbe porre sotto un altro punto di vista, cioè
la densità di popolazione, i potenziali utilizzatori
e ci sono delle zone, Padova e Nord-Est, che sono state
cablate tutte attorno tranne condomini da 9 unità
abitativa, da 10/12 in su sono stati cablati. Sono state
cablate zone di edilizia popolare in quanto c’erano
molti abitanti e i potenziali utilizzatori che abitano
in villette singole non hanno la possibilità,
se non a pagamento, di farsi passare l’ultimo
tratto di fibra ottica, non hanno avuto la possibilità
poi effettivamente di utilizzarla e quindi le richieste
non possono essere evase se non con costi molto maggiori.
Il progetto era nato per veicolare principalmente oltre
ai servizi di fonia i canali televisivi, cosa che sta
facendo Fastweb, che sta veicolando dei canali che riusciamo
comunque ad avere tramite satellite. Tecnologicamente
entrando in campo l’ADSL c’è stata
la possibilità sul doppino telefonico a trasmettere
delle velocità che bastano al “normale
utilizzatore”.
Intervento: Passano i contenuti che
ci sono in questo momento. Se si esclude la trasmissione
televisiva su fibra, per i contenuti che vengono distribuiti
oggi su internet, soluzioni in dial up o ADSL sono assolutamente
valide. Telecom essendo un operatore osserva al 100%
quello che gli viene autorizzato e imposto e in alcune
situazioni. Mi sembra onesto aggiungere che oggi Telecom
non è l’unico attore in Italia di Telecomunicazioni
e quindi non è corretto attendersi che l’unico
che investa sia ancora una volta Telecom Italia. Ci
sono altre aziende.
Intervento: Il progetto Socrates era
di Telecom Italia. Il discorso non si pone solo nei
confronti di Telecom, ma anche di Omnitel o altri.
Dott. Ettore Panella: Chiedo ai ragazzi
di Roccapiemonte se si sentono trattati come quelli
di Salerno o si sentono tagliati fuori.
Risposta ragazzo: Abbiamo l’ADSL
ma non è pronta la linea.
Dott. Ettore Panella: Già
è importante che ci sia.
Intervento: Noi abbiamo lavorato sulla
formazione sulla scuola, per far capire che è
più importante internet e sapere usare le macchine
che l’utilizzo come giocattolo del cellulare.
La scuola è cablata, c’è un computer
in ogni classe ma di fatto i corsi informatici li usano
pochissimo, questo è un problema di formazione
anche per gli insegnati. Io capisco la voglia di non
sradicare i ragazzi, di creare lavoro al Sud, delle
piccole imprese. Quali direttive precise che i politici
danno, e fino a che punto è possibile modificare
questa volontà e togliere al libero mercato come
fino ad oggi abbiamo fatto.
Dott. Fici: Il libero mercato ci vuole,
esiste e non si può eliminare. Il politico nazionale
deve progettare lo sviluppo di un paese. Qui non è
un problema di destra o di sinistra, la mia sensazione
è che ci sia a livello generalizzato e facendo
le debite eccezioni, degli italiani e anche dei nostri
politici, non ci sia una percezione diffusa e generalizzata
dell'importanza che ha internet per lo sviluppo di un
paese. Se vogliamo parlare di libero mercato in un paese
libero va bene, però deve seguire le nuove tecnologie
e starci dentro con tutti e due i piedi. Ma se trascuriamo
ancora l'importanza di internet a livello internazionale
saremo scavalcati da moltissimi altri paesi, avremo
tutti i cellulari, ma il reddito come lo produrremo,
facendo telefonate al cellulare o facendo servizi come
il turismo, mettendoli in rete? Questa è uno
cosa gravissima e c'è un ritardo forte, in Italia
si parla sempre di televisione oltre che di cellulari,
come il media importantissimo si continua a parlare
di televisione. Le risorse di coloro che si occupano
anche a livello politico oppure a livello di decisori,
di Telecomunicazioni o di media, è molto concentrato
sul media televisore, telefono e molto poco si parla
di internet. Io questo lo vado dicendo dal 94/95, da
quando mi sono cominciato ad occupare di internet. Mentre
noi sbagliando ci occupiamo di televisori e telefoni,
tutti questi mezzi stanno andando a confluire dentro
internet, la convergenza è il mio punto di vista.
Tutto sta andando a finire dentro internet, però
non è la parola internet su 100 volte in cui
si parla di internet, di cellulare, internet viene pronunziato
una volta sola.
Ingegnere Malatesta: Sono assolutamente
certo che internet seguirà questo tipo di sviluppo,
indipendentemente dal fornitore di rete, nel momento
ci sarà è sicuramente intenzione di tutti
i gestori di Telecomunicazione stimolare questo bisogno.
Nel momento in cui sarà possibile la fornitura
di tutta una serie di servizi attraverso un'unica infrastruttura
che poi possiamo chiamare internet, in realtà
è una infrastruttura di rete che condivide la
possibilità di fornire tutti i servizi, credo
che è interesse fondamentale di tutti i gestori
di Telecomunicazioni, e quindi anche di Telecom Italia
fare in modo che questa struttura di rete sia fruibile
da tutti gli utenti.
Dott. Panella Maurizio: Cisco sta
investendo molto in questo, cioè fare in modo
che tutti i media, in particolare telefono e video convergano
nella stessa infrastruttura, che è la infrastruttura
dati, dove viaggiano le informazioni per internet. Vorrei
fare una differenziazione, una del libero mercato e
delle compagnie che investono e un altro del governo.
Le compagnie investono dove c'è profitto e dove
credono ci sia profitto. E' compito del governo garantire
che poi le nuove tecnologie vengano fruite da parte
di tutti. Le grandi aziende potranno investire con un
accordo che comunque deve arrivare dal governo. E' chiaro
che Cisco fa questo perché vede un business,
a parte il fatto che 0il loro target è verso
le medie e grandi aziende. Cisco pensa a proporre tecnologie
molto innovative e a basso costo, nel senso che faranno
risparmiare alle medie e piccole, anche grandi aziende
soldi. Faccio fatturato, perché do al mercato
delle soluzioni che saranno un investimento per far
risparmiare nelle infrastrutture.
Dott. Ettore Panella: I ragazzi di
che cosa sentono il bisogno in questo periodo?
Domanda all'ing. Malatesta: Nell'atto
pratico come è possibile stimolare la Telecom
o qualche altra azienda nel portare la linea ADSL in
questo caso alle zone che non sono coperte?
Risposta ing Malatesta: C'è
un piano di copertura graduale, laddove esistono delle
richieste di servizio che vengono veicolate o verso
la nostra stessa struttura territoriale di vendita o
tramite le strutture di vendita di altri operatori,
ivi inclusi i service provider. Se il nostro settore
di pianificazione ha il sentore che gli può venire
la richiesta, che vengono dal nostro stesso settore
di vendita oppure da altri operatori, che in una certa
zona c'è bisogno, richiesta di accessi ADSL,
queste richieste vengono recepite e vengono inserite
nei piani degli anni successivi. Magari è il
service provider di zona che riesce a determinare una
richiesta di 100/200/300 accessi in un paese, questa
richiesta viene veicolata nel nostro settore di pianificazione,
qualche volta anche tramite la mia struttura, e col
tempo vengono soddisfatte.
Dott. Ettore Panella: Vorrei introdurre
un argomento lasciato in sospeso ieri, che un po' tocca
Telecom, parlando di scurezza e hacker, non siamo entrati
a tracciare quella linea di confine tra le due mentalità
che poi è una linea che ha dei suoi significati.
Stiamo vivendo un momento in cui c'è una tendenza,
sotto varie motivazioni e scuse, a introdurre elementi
di censura sempre più alti, intervenendo addirittura
sui provider. Per es. negli articoli, “Al via
nuove crociate contro il P2P”, “Non c'è
privacy o politica aziendale che tenga quando un detentore
di copyright chiede il nome di un utente, il suo provider
deve consegnarlo, se in gioco c'è una possibile
violazione di diritto di proprietà intellettuale,
come può accadere se un utente sfrutta i sistemi
di …..sharing,. Un provider americano è
stato obbligato ad identificare il proprio cliente e
consegnare quei dati nelle mani dei discografici, non
del magistrato, il che avrebbe una sua logica. La DSA
dice: “I provider non sono colpevoli dell'uso
dei sistemi di file sharing, non devono risponderne
economicamente, semmai sono importanti partner nella
lotta contro la pirateria.” La domanda che mi
viene spontanea, c'è sempre stata nella storia
tutta una sequela di martiri, che abbiamo dovuto conoscere,
Gramsci, Pellico, che per la libertà ci hanno
rimesso la vita, ultimamente Mandela, non è che
la nostra generazione che la libertà l'ha avuta
gratis, non la considera un bene importante? La censura
che si sta introducendo in rete chiudendo alcuni siti
in maniera subdola, perché la chiusura di questi
siti, non avviene in maniera diretta, viene attaccato
il provider, che si tira indietro e chiude i rubinetti
al cliente. E' una forma di censura indiretta, molto
grave. Addirittura dare dati ad un'azienda privata,
mi sembra si stia prendendo una brutta china.
Dott. Fici: Purtroppo abbiamo scelto
un settore di attività in continua mutazione
quindi anche nelle comunicazioni di internet, c'è
un tribunale che dà ragione al provider, l'altro
che dà ragione all'azienda, l'altro si orienta
in maniera intermedia. In America si fa un tipo di scelta,
in Europa se ne fa un'altra, ogni stato se ne va per
i fatti suoi. In questo momento, la situazione è
un po' confusa. Noi ci troviamo in mezzo, rischiamo
di beccarci una multa dal governo nazionale, dalla polizia
postale, da chi in Italia segue direttamente le aziende.
Poi succede che il governo nazionale, la polizia postale,
rischia di essere sanzionata da una direttiva europea
che va nella direzione opposta. I provider si sono di
recente appellati all'Europa, per questo discorso della
responsabilità dei provider chiedendo che ci
sono due direttive in Europa, una sulla privacy e una
sull'e-commerce, che dicono due cose opposte, fatte
entrambe in Europa, che passi la linea sull'e-commerce,
che non prevede una responsabilità oggettiva
del provider. La responsabilità viene poi così
caricata sulle spalle di chi commette reato, sempre
che di reato si tratti. Una cosa che palesemente era
reato 10 anni, con le tecnologie e i media di allora,
oggi potrebbe non esserlo più.
Dott. Ettore Panella: Conosciamo la
Cina, e sappiamo cosa significa.
Domanda di Attilio Barra: Tornando
sul problema delle infrastrutture e del mercato, è
un problema di cultura e di idee, che bisogna tirar
fuori. Vorrei dare più voce a Telecom, perché
è nel mercato uno degli attori primari. E' possibile
che non ci renda conto per Telecom è molto rischioso
non adeguare le infrastrutture proprio al fine di mantenere
la quota di mercato, che grazie ad un monopolio che
ora non c'è più, si è conquistato.
Noi non chiediamo a Telecom di fare beneficenza, però
è difficile che Telecom possa aspettarsi che
noi si crei servizi perché poi sia utile a Telecom
realizzare l'infrastruttura. Se noi facciamo un investimento
di questo genere, rischiamo di dover aspettare anni
per poterne ricavare giusti frutti, rischiando di vedere
poi obsoleti i risultati di questo investimento. Il
primo passo conviene per prima farlo a Telecom.
Risposta ing. Malatesta: La missione
di Telecom non è quella di offrire contenuti,
ma strutture adeguate alla distribuzione dei contenuti
alla platea più vasta possibile in ragione di
un indirizzo economico della struttura, ed è
quello che Telecom ha fatto e sta facendo, dal nostro
punto di vista è quello che stiamo facendo, nel
senso che la struttura di distribuzione in rete in rame
è ancora in relazione ai contenuti, una soluzione
tecnicamente valida, la struttura di rete in rame è
disponibile al 100% per la popolazione italiana. Si
tratta di capire dove c'è richiesta di questo
tipo di servizi, poi però lo sviluppo dei contenuti
diversi, non è nella mission di Telecom. Per
quanto riguarda il discorso sugli altri gestori, mi
sembra doveroso, per far sapere ai ragazzi di questa
cosa, non per sminuire le responsabilità di Telecom
nella costruzione di una rete di telecomunicazione adeguata
al nostro paese.
Intervento dott. Fici: Da questo punto
di vista noi provider abbiamo preteso il riconoscimento
del peso di Wind, che è stata definita anch'essa
come Telecom come per quanto riguarda il traffico telefonico.
Dott. Ettore Panella al dott. Fici:
L'autorità garante, croce e delizia di tutti
gli operatori di telecomunicazioni, un tuo giudizio.
Risposta: Le delizie non le ho ancora
viste. In Europa ci si muove su direttive che vengono
fatte più a Bruxelles che negli stati membri,
questo è un fatto di cui ancora non c'è
una forte sensazione a livello del cittadino comune
ma è così. In Europa si è stabilito
che ci devono essere degli organismi che devono essere
indipendenti dal governo, per il controllo di alcuni
settori economici, e sono le authority. Ce n'è
una che si occupa di telecomunicazioni che è
molto vicina a voi perché si doveva fare a Torino
o a Napoli, e si scelse Napoli perché si decise
di farla in una zona svantaggiata e favorirne lo sviluppo.
Questo non significa che l'authority stia facendo il
proprio dovere fino in fondo, dovrebbe essere croce
e delizia, spesso è solo croce.
Dott. Ettore Panella: I provider esprimono
un giudizio negativo su questa authority, e i grandi
operatori? Telecom?
Risposta ing. Malatesta: Telecom
non esprime giudizi, non ha altro dovere che attuare
quanto l'autorità delibera. Chi è il privilegiato
dall'autorità?
Dott. Fici: Wind è stata un'azienda
che è stata guardata sempre con un occhio di
riguardo, non con accezione negativa. Wind si è
sviluppata in un momento in cui c'era l'autorità
già costituita per le comunicazioni e senza i
lacci imposti a Telecom dall'autorità stessa.
Quindi ha un grosso capitale che proviene da Enel, che
ha drenato denaro pubblico senza rischi grossi, poi
è passata alle telecomunicazioni, fa più
traffico telefonico di Telecom, e questa situazione
è stata segnalata all'autorità dai provider.
L'anno scorso è stata fatta una legge di equiparazione
fra i provider e gli operatori telefonici, dal Parlamento,
dal Governo in circa 6 mesi, e avrebbe dovuto avere
da parte dell'autorità un regolamento attuativo
che la rendesse utile in due mesi, siamo a sei mesi
dalla trasformazione in legge, e ancora l'autorità
non ha tirato fuori questo regolamento. L'autorità
nella sua attività di regolamentazione del mercato
spesso non vede certe disfunzioni.
Intervento: l'autorità che
sta a Napoli è stata una disputa di metterla
o a Torino, o a Roma, o a Napoli. Bassolino è
riuscito a farla istituire a Napoli. La struttura diplomatica
e rappresentativa è rimasta ancora a Roma. C'è
una lacuna, perché tutto questo discorso non
viene trasmesso e veicolato nelle sedi più importanti,
cioè questi ragazzi. Questi discorsi dobbiamo
farli nel mondo della scuola. La società ha bisogno
di forze nuove, il dibattito deve essere trasportato
nella realtà di base, che è la scuola.
Le stesse persone preposte nella scuola non sanno, oppure
non preparano a questo momento di pensamento e di riflessione
futura. Oggi è la moda, tutti a informatica e
poi ci dimentichiamo del passaggio ulteriore, quello
del lavoro.
Risposta dott. Ettore Panella: la
scuola deve innanzitutto dare gli strumenti di base,
quando un ragazzo è capace di apprendere, ha
imparato a imparare, la scuola non deve essere caricata
di altre funzionalità. Gli Enti hanno altri modi.
Intervento dott. Fici: Dissento, non
è vero che la scuola deve essere a se stante
dalla realtà. La scuola tecnica è un conto.
I ragazzi che stanno qua sono i più meritevoli
degli istituti rappresentativi, e a discapito dei loro
dirigenti, che non hanno capito in quale istituto stanno,
questi sono l'avanguardia. I dirigenti sono miopi. Sono
pochi i ragazzi che sanno che significa essere iscritti
ad un istituto di informatica e sapere un domani cosa
li aspetta. Dobbiamo istruirli adesso, non rimandare.
Risposta: mi riferivo alla scuola
in generale, non a quella specifica, e parlavo dell'autorità
delle telecomunicazioni.
Intervento: Pochi conoscono le funzioni
specifiche dell'autorità.
Dott. Fici: io sono anche professore
di un istituto industriale, il più grande che
c'è sotto Roma, con 3500 alunni, e c'è
la specializzazione informatica. Non si seguono questo
tipo di problematiche, è molto difficile che
il professore che fa diritto spiega quali sono le competenze
dell'autorità delle telecomunicazioni in una
scuola che si occupa di telecomunicazioni informatiche.
Questo è grave, questi signori sono stati istituiti
ma nessuno sa quello che devono fare.
Intervento: Ancora più grosso
è il discorso delle televisioni e delle radio
in genere, allora la problematica che deve sviluppare,
non per niente c'è il discorso del conflitto
di interesse. Le famose leggi che dal 90 ad oggi che
non riusciamo ad applicare, anche perché l'authority
non è presente. Delle volte questa autorità
preposta deve pensare più alla televisione che
a internet, perché internet non è ancora
sviluppato in una maniera tale da essere un business.
dal pubblico Francesco Orlando: Mi
permetto di spezzare una lancia per la telefonia cellulare,
è stato detto che c'è un trasferimento
di soldi e impegno del budget familiare verso la telefonia
cellulare. La telefonia cellulare, i nuovi MMS, sigle
tipo WAP, GPRS, sono in effetti l'avvicinamento della
telefonia cellulare ad internet. Si possono mandare
foto, e-mail. Ma a che costi? Stesso discorso per le
linee flat o a consumo. Nelle offerte dei vari fornitori
non c'è scritto ma sono a consumo, passa qualsiasi
cosa e i soldi sono gli stessi. Stesso discorso per
i GPRS, è sempre on-line, si paga solo su quello
che viene trasferito, ma ad un certo punto comincerà
a costare, quello che viene chiamato in gergo SPAM.
Dott. Ettore Panella a beneficio della platea:
Lo SPAM è costituito dalle mail pubblicitarie
non richieste .
Intervento: Di posta spazzatura ne
arriverà a tonnellate, e questa avrà un
costo quando si pagherà dal cellulare la banda
trasferita. Ieri è stato chiesto “chi sa
cosa è la netiquette?”. Netiquette, l'etichetta
del comportamento nella rete.
Dott. Ettore Panella: Quando si sottoscrive
un contratto anche gratuito ad Internet ci dovrebbe
essere scritto che ci si impegna a rispettare le regole
della rete, e sicuramente c'e' scritto se si registra
un dominio.
Intervento: Per accedere ad un qualsiasi
centro di calcolo di un'università la netiquette
è stampata ed è scritta sulla porta di
ingresso. Prima di avvicinarsi ad un computer in un
centro scolastico sarebbe opportuno metterla fuori,
o davanti al video. Come non è permesso guidare
un'auto senza aver dimostrato di essere in grado di
non fare danni a terzi, per lo stesso motivo, un motivo
di dieci regolette si dovrebbero conoscere.
Conclusioni: Abbiamo cercato di capire
come sta cambiando il mondo attuale, siamo passati da
una società che si basava su grandissime fabbriche,
capitalisti che concentravano grandi patrimoni nelle
proprie mani,a d una società in cui chiunque
ha delle azioni nelle proprie mani è di fatto
un capitalista. Le grandi fabbriche non esistono più,
il lavoro è diventato frazionato. E' cambiato
tutto. Si sta delineando una nuova linea di confine:
abbiamo parlato di software libero e software proprietario,
tele-lavoro ed e-learning, sicurezza e hacker, internet
risorsa del futuro per tutti gli italiani. Tutti questi
incontri hanno portato ad una conclusione, cioè
le nuove tecnologie hanno creato un circolo vizioso
o virtuoso? Lo sviluppo del software ha permesso lo
sviluppo di Internet e queste due cose insieme hanno
permesso la globalizzazione.
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