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 In collaborazione con:

Istituto Tecnico Industriale
Basilio Focaccia
Salerno

 
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 Gli atti

 Venerdì 24 gennaio 2003
ore 16.00 - 18.00

Telelavoro e-learning
Confronto tra presente e futuro

RELATORI:

Sig. Pietro Ciotti

Dott. Agostino Goldin

Avv. Giustino Sisto

MODERATORE:

Dott. Ettore Panella


Dottor Panella: Stamattina abbiamo discusso del software libero e del software proprietario. Il software libero ha realizzato gran parte delle applicazioni che permettono ad Internet di funzionare.
Ora affrontiamo un altro problema importante: come si lavorerà nel millennio appena iniziato. Una delle maggiori possibilità è l’opportunità di fare tele-lavoro o e-learning, cioè l’apprendimento a distanza, che è una delle cose più interessanti perché si può interagire con i massimi esperti senza spostarsi da casa.

Gli ospiti: l’avvocato Sisto, uno dei massimi esperti per quanto riguarda l’informatica e la giurisprudenza; il dottor Goldin, presidente della Cidec, associazione che rappresenta le piccoli aziende e i professionisti.

Avvocato Sisto: Partiamo dalla definizione di tele-lavoro, è davvero difficile definire nel nostro ordinamento il tele-lavoro. La normativa ad hoc che effettivamente disciplina il tele-lavoro nel settore pubblico esiste, mentre nel settore privato vi è una vacatio legis e quindi si sono venuti a creare degli accordi a livello aziendale e a livello nazionale che hanno tentato di disciplinare il tele-lavoro. Affinché si possa parlare di tele-lavoro c’è bisogno di due condizioni fondamentali: una de-localizzazione dell’attività lavorativa, non si può parlare di tele-lavoro nel momento in cui l’impiegato lavora all’interno dell’azienda, e c’è bisogno che il lavoratore, subordinato, para-subordinato, autonomo, venga dislocato presso un’altra sede, e poi c’è bisogno dell’utilizzo di sistemi informatici. Per quanto riguarda la de-localizzazione vi sono varie forme di tele-lavoro, vi è il cosiddetto tele-lavoro a domicilio, che viene effettuato da un locale di proprietà del tele-lavoratore che può essere l’appartamento, o un altro locale di proprietà e che permette una connessione con il datore di lavoro, azienda o ente pubblico. Questa forma di tele-lavoro pone particolari problemi, sotto il profilo sociologico, si riteneva fino a qualche tempo fa che il tele-lavoro a domicilio creasse un isolamento del lavoratore rispetto all’ambiente di lavoro e dei problemi giuridici. Accanto a questa modalità di tele-lavoro, ce n’è un’altra, il cosiddetto tele-lavoro nei centri satellite, che sono degli uffici distaccati delle aziende o delle pubbliche amministrazioni, dislocati normalmente in periferia, che permettono attraverso l’utilizzo di tecnologie informatiche la possibilità di scambiarsi informazioni, anche in tempo reale fra sede centrale e sede periferica. Poi vi è una terza forma di tele-lavoro, il tele-centro, cioè delle strutture molte volte create ad hoc, strutturate con delle postazioni di tele-lavoro che normalmente vengono create da parte di aziende terze rispetto agli usufruitori e che danno la possibilità di tele-lavorare.

Intervento Dott. Panella: La cosa importante che io vedo per il tele-lavoro è innanzitutto un grosso risparmio di tempo per il lavoratore che non deve spostarsi, un grosso risparmio per l’azienda che non deve avere delle strutture in ufficio, o magari per esempio un’azienda di Milano non deve trasportare con tutti i costi che questo comporta dei lavoratori dal Sud, può essere molto interessante.

Avvocato Sisto: Dipende, perciò ho fatto le distinzioni fra i vari tipi di tele-lavoro.

Intervento Dott. Panella: Un’altra cosa interessante è il fatto che le donne possono meglio conciliare lavoro e famiglia anche se con tanti problemi, ogni medaglia ha poi due facce, per esempio una donna che vuole conciliare la famiglia e l’attività lavorativa può farlo, grazie a strumenti di tele-lavoro. Ho letto un’esperienza interessante in cui vari paesi sono diventati centri di tele-lavoro: vivere in campagna e lavorare come se si fosse al centro del mondo. Ci sono dei vantaggi e ovviamente anche degli svantaggi. Secondo voi il tele-lavoro è per tutti o è riservato solo alla parte culturalmente evoluta dei lavoratori?

Dott. Goldin: Questo argomento per noi è molto importante, noi rappresentiamo la confederazione degli esercizi commerciali, ma abbiamo nel nostro interno molte piccole e medie imprese. Credo che questa forma di lavoro sia applicabile a tutti, però bisogna considerare che per poterla applicare a tutti deve essere regolamentata. Volevo anche ricollegarmi all’aspetto universitario. Da Milano ho già avuto di recente un’importante esperienza attraverso l’università Statale, dove abbiamo fatto per il primo anno, per l’anno accademico 2001/2002 dei corsi universitari on-line. Abbiamo riscontrato un grande successo, perché abbiamo creato questa nuova realtà rivolta prevalentemente a coloro i quali lavorano e quindi che non hanno molto tempo per dedicarlo allo studio. Tutti sappiamo che i centri universitari presentano le lezioni in facoltà, e uno deve presenziare fisicamente. Abbiamo convinto un gruppo di docenti di diverse facoltà, purtroppo, non tutte, di scrivere la propria lezione e di inserirla attraverso un sito internet per permettere a quelle migliaia di lavoratori che sono diplomati e che non hanno avuto l’opportunità di continuare gli studi, ma di dover essere inseriti immediatamente nel mercato del lavoro, così facendo questi lavoratori nel loro tempo libero, hanno studiato le materie che dovevano presentare. Credo che questa sia un aspetto importante per due aspetti. Primo aspetto perché i docenti universitari hanno finalmente scritto le loro lezioni, fatte con dei link molto importanti, perché nella lezione viene spiegata in maniera esplicita anche la semplice parola particolare che magari uno durante la lezione in facoltà può perdere e poi va all’esame e il docente chiede proprio quello. In questo caso invece gli studenti hanno l’opportunità di leggere fisicamente. Chiunque può, secondo noi, fare tele-lavoro, ma gestirei il problema rivolto prevalentemente alle imprese. Credo che bisogna far sì che incontri come quello di oggi avvengano più frequentemente e venga pubblicizzata maggiormente questa nuova opportunità, perché crediamo che molte attività, dei servizi che noi rappresentiamo come confederazione possano essere certamente tele-lavorabili, e quindi sensibilizzare le imprese a essere compiacenti e cercare di “terziarizzare” queste attività. Poi le forme sono diverse, la collaborazione coordinata e continuativa può essere fatta in ambito di tele-lavoro, sappiamo che la subordinazione del rapporto di lavoro può essere comunque istituita. Vi sono delle vacanze legislative legate prevalentemente allo statuto dei lavoratori, perché tutti comprendiamo che una riunione sindacale non può essere fatta in tele-lavoro, non siamo ancora organizzati per farla in tele-lavoro. Ci possono però essere delle opportunità di tele- conferenze, e quindi di informare a livello statutario. La legge 300 del 20 maggio 1970, che sicuramente è stata un aspetto importante per tutta la nazione italiana, dal momento che prima non c’erano dei regolamenti legislativi, oggi a distanza di trent’anni, io credo, e noi, come confederazione, abbiamo già sposato attraverso le istituzioni una linea di questo tipo, che vi siano molti articoli che debbono essere modificati, perché l’attività del mercato del lavoro cambia, e quindi, anche quella, che è una legge pilota, trainante nel mercato del lavoro, perché lo statuto dei lavoratori è sacrosanto per tutti, ma oggi quella legge fatta nel 1970 deve essere quanto meno implementata o rivista.

Intervento Dott. Panella: Per quanto riguarda il discorso dell’apprendimento a distanza, ha dei dati, o è ancora troppo presto?

Dott. Goldin: A livello universitario abbiamo qualche dato, perché l’università con la quale abbiamo lavorato ci ha fornito i propri, non abbiamo ancora visto altre università. I nostri, sull’aspetto globale della specifica facoltà, perché non tutte le facoltà sono preparate, per esempio, giurisprudenza non è ancora preparata a fare un corso a distanza, però quelle informatiche lo sono.

Intervento Avv. Sisto: Abbiamo organizzato insieme all’università di Ferrara un master on-line, e soprattutto laureati in economia e in giurisprudenza, quindi materie che forse non si pensava potessero utilizzare tali mezzi e devo dire che ho avuto dei risultati sorprendenti, perché dando la possibilità a chi lavora di apprendere nei momenti liberi, si è riuscito a comprendere come effettivamente le docenze on-line abbiamo forse qualcosa in più delle docenze fatte dal vivo, perché la persona in quel momento ha effettivamente voglia di apprendere e quindi i risultati sono stati molto positivi.

Intervento Dott. Panella: Vorrei approfittare del fatto che ci sono dei ragazzi, delle quinte che in futuro dovranno avere a che fare con il mondo del lavoro, quindi vorrei entrare un po’ di più nel mondo del lavoro. Vorrei domandare al sindacalista, dottor Ciotti, premesso che questo è il classico caso in cui l’arbitro gioca con la squadra avversaria, io sono il responsabile del Comitato italiano per la promozione del tele-lavoro, è tutto oro quello che luce?

Dott. Ciotti: Penso che giochiamo in campo neutro. Il mondo del lavoro non è più quello dei nostri genitori, oggi abbiamo una condizione di lavoro che è cambiata come è cambiato il secolo, perché fino a qualche decennio i genitori pensavano di portare i propri figli a studiare per raggiungere un livello di istruzione tale, per diventare poi impiegati, magari statali o degli Enti locali, operai specializzati. Si pensava ad un posto di lavoro per tutta la vita, oggi le condizioni sono cambiate con la globalizzazione, bisognerebbe pensare ai contenuti del termine piuttosto che agli effetti politici del termine. Purtroppo nel nostro paese si gioca su delle cose che mettono in campo la vita delle persone su questo pianeta, attraverso momenti di confronto e di scontro, con caratteristiche o caratterizzazioni politiche. La globalizzazione appartiene a questa generazione e ha bisogno di essere pensata per quella che è. A noi questa globalizzazione, parlo come CISL, come sindacato, così com’è non piace, però siamo convinti che non si può fermare, abbiamo la necessità di regole che ci consentano di vivere in armonia su questo paese. La globalizzazione è un grandissima opportunità per tutti, ma è anche un grosso rischio se non capiamo che c’è la necessità di adeguarsi ad un modello di vita che sta notevolmente cambiando. Immaginate che paesi lontani che fino a qualche tempo fa si pensava che non potessero entrare nel gioco delle competizioni mondiali, oggi sono leader. Paesi asiatici sono quelli che esportano i maggiori cervelli, anche nel settore delle comunicazioni. Molti paesi occidentali, dell’Europa o dell’America, importano esseri umani dall’India, dal Pakistan, allora è necessario capire che abbiamo la necessità di continuare ad investire in istruzione e formazione. Questo è il compito primario della società, di questo stato, è la grande missione di queste generazioni che hanno in mano oggi la possibilità di decidere il futuro dei cittadini di domani, l’investimento più grande bisogna farlo in questa direzione. Se parliamo di istruzione e formazione un attimo dopo dobbiamo parlare di ricerca e innovazione. Qua sta il campo vostro di lavoro, che non sarà il lavoro dalle ore 8 alle 16, dalle 8 alle 13 e dalle 16 alle 19. Sarà il lavoro che troverete lungo la strada, che troverete a spezzoni, qualcuno lo chiama precariato, noi lo definiamo non tradizionale, nuovo lavoro, atipico, rispetto a quello di ieri, ma costantemente in crescita. Rapporti di collaborazione, i famosi Co co co, son diventati 2.400.000. L’ultimo dato è del 2002. In questi contratti di collaborazione abbiamo tantissimi lavoratori.

Domande degli studenti: Secondo voi quale potrebbe essere l’aspetto economico favorevole del tele-lavoro?

Goldin: A livello di retribuzione al di fuori del rapporto di collaborazione coordinata e continuativa e di un vero e proprio rapporto di dipendenza, al tele-lavorista è garantita la medesima retribuzione come se svolgesse la sua attività in fabbrica, in azienda e in ufficio. E’ una carenza che esiste a livello di contrattualistica che ritengo proprio in questo momento nel comparto del commercio che è uno dei contratti internazionali molto utilizzato , che ha all’interno un’attività di servizi che è molto più legata al tele-lavoro, debba considerare finalmente non un aspetto meramente economico di rinnovo contrattuale o di aumento ma di tenere in considerazione anche l’opportunità di questi tele-lavoristi che andranno ad affrontare il mercato del lavoro e quindi di avere anche per loro dei parametri anche economici. Tele-lavorare significa lavorare in un altro luogo, non essere in fabbrica e quindi non incrementare di costi l’azienda la quale dovrebbe dare beni e servizi. L’aspetto contributivo dovrebbe essere quanto meno quello contrattuale, rivolto anche ai propri dipendenti.

Domanda del Dott. Panella al Dott. Ciotti: Per quanto riguarda il tele-lavoro è chiaro che un cambio di mentalità deve esserci, perché prima si pagava una persona per stare in ufficio, col tele-lavoro si paga una persona per il lavoro che realmente fa.

Dott. Ciotti: Abbiamo un grosso problema di mobilità, macchine, traffico, inquinamento atmosferico, scioperi, attentati. Fortunatamente qualcuno qualche decennio fa ha inventato un modo rapido di comunicare da casa, con bassi costi, e quindi è il lavoro che si può fare da casa. La facilità di comunicare è un fatto importante, la facilità di fare tele-conferenze è ancora più importante, dietro tutto questo c’è anche chi prepara questo tipo di lavoro, e tele-lavorare da casa ha sicuramente dei costi in meno da parte dell’azienda e ovviamente questo ha una ricaduta positiva in termini di minor costo per l’azienda, e sicuramente al lavoratore conviene, perché da casa non ha controllo sul suo lavoro. C’è un contratto base, un minimo e poi sul lavoro che si produce ci sono altri emolumenti. Tutto questo oggi con la legislazione attuale può costare, anche contrattualmente, non a caso, purtroppo, qualche mese fa, abbiamo avuto un gravissimo assassinio, di Marco Biagi, uno dei riformatori più grossi di questo paese, che stava lavorando allo statuto dei lavori. C’è una legge fondamentale che regola i rapporti tra il lavoratore e l’azienda del 70. Oramai son 32 anni, e 32 anni fa non c’era Internet. Allora si sta lavorando allo statuto dei lavori, non più dei lavoratori, per vedere lavoro per lavoro, segmento per segmento, che tipo di innovazioni bisogna mettere in campo. Quindi ci sarà un pezzo di lavoro che verrà retribuito regolamentato, perché è una base, ci sarà un impegno da parte dell’impresa ad assumere lavoratori per il tempo che gli serve per realizzare la sua attività, la durata non la decide più né il lavoratore né l’azienda ma questa competizione mondiale, perché oggi si beve nei bicchieri di plastica, domani si troverà qualcosa per non utilizzare più la plastica, e l’azienda che fa la plastica del Dottor Goldin non esisterà più, a meno che non trovi la capacità di cambiare.Ci sarà sicuramente un periodo di lavoro contrattualizzato, il periodo e la paga, ma ci sarà sempre più una forma di lavoro in cui si prevede una quantità dio risorse da mettere in campo per valorizzare il lavoro che viene prodotto anche fuori dal luogo di lavoro. Abbiamo bisogno di questa nuova legislazione che deve venire fuori per uniformarci almeno agli altri paesi europei perché gli altri colleghi vostri che stanno studiando in America o in Europa hanno già condizioni diverse dalle vostre. Tele-lavorare è bello, è più comodo, può essere più vantaggioso da parte di tutti, però c’è un problema, è un lavoro che si fa da soli, non c’è socializzazione, che è partecipare la vita. Bisogna stare attenti non a portare a casa più euro, ma anche a valorizzare la propria esistenza.

Dott. Panella: Io lavoro moltissimo utilizzando internet, e gran parte delle persone con cui lavoro non le ho mai viste. Il presidente del nostro consorzio di provider io non l’ho mai visto, perché lavoriamo moltissimo utilizzando internet, e lo scambio di idee è molto utile e proficuo, ma mi rendo conto che la mia è un’azienda molto tecnologica quindi è naturale che sia così. Vorrei chiedere all’avvocato, abbiamo parlato di rapporto di lavoro coordinato e continuativo, sicuramente è un rapporto di lavoro che molti di questi ragazzi avranno in futuro, di che cosa si tratta.

Avvocato: I costi dell’azienda nel caso in cui venga adottato il tele-lavoro. Non è sempre vero che per l’azienda ci sono solo benefici, perché il tele-lavoro soprattutto nel settore privato, non parlo del settore pubblico, non è regolamentato, quindi al tele-lavoratore viene applicata di volta in volta la normativa di riferimento, a seconda de rapporto che si viene ad instaurare col lavoratore stesso, ci sarà un lavoratore subordinato, è possibile che vi sia il lavoratore che abbia il contratto di lavoro coordinato e continuativo e il lavoratore autonomo. Nel caso del lavoratore subordinato, ad esempio, e nel caso in cui parlassimo di tele-lavoro a domicilio, l’impresa dovrà investire e non poco affinché la postazione di tele-lavoro venga messa a norma. Ci sono delle norme nel nostro ordinamento, come la legge 626, per quanto riguarda la sicurezza sui posti di lavoro, che impone determinate prescrizioni, quindi, l’azienda dovrà sobbarcarsi tutti quei costi, ad esempio l’impianto elettrico deve essere fatto a norma. Oltretutto all’azienda stessa vengono addebitati i costi del collegamento, tramite delle infrastrutture. Diversa è la questione del tele-lavoratore autonomo, perché egli dovrà mettere a disposizione direttamente dell’imprenditore per il quale lavora, a proprie spese, la postazione di tele-lavoro e dovrà attenersi a tutte quelle norme direttamente. Per quanto riguarda lo statuto dei lavoratori, abbiamo parlato della vetustità di alcune norme che per il tele-lavoro vengono ampliate. Faccio riferimento all’art. 4 dello statuto, che vieta l’uso di impianti audio-visivi e di altre apparecchiature da parte del datore di lavoro. Il tele-lavoro può avvenire attraverso varie modalità, ci può essere il cosiddetto lavoro on-line, attraverso una webcam, in questo caso il datore di lavoro potrebbe controllare tutti i miei movimenti sia durante l’orario di lavoro ma anche oltre. Quindi ci si è posti un problema non indifferente, se nel nostro ordinamento fosse applicabile o meno il tele-lavoro. Questa situazione non verrebbe a esistere nel caso in cui si comunichi via e-mail, ma se vi è un trasferimento continuo di dati, è possibile non solo capire cosa si stia facendo ma anche entrare nella vita privata del tele-lavoratore e quindi ci può essere una violazione non indifferente della privacy. Per quanto riguarda i rapporti lavorativi si deve fare una distinzione, fra lavoro subordinato e lavoro parasubordinato e lavoro autonomo. Il lavoro subordinato è quello dipendente, quindi il datore di lavoro è unico, vi è un’esclusiva, nel lavoro autonomo il lavoratore ha la possibilità di poter gestire a proprio piacimento l’attività lavorativa, invece nel lavoro coordinato e continuativo vi sono una serie di situazioni contingenti mutuate sia dal lavoro subordinato, sia dal lavoro autonomo, quindi il lavoratore pur non essendo strettamente legato al datore deve comunque eseguire tutto quello che gli viene impartito dallo stesso.

Intervento Dott. Panella: Noi stiamo ragionando in termini assoluti di tele-lavoro o lavoro in azienda, confronto tra presente e futuro, dove il presente è un po’ passato, con aziende che erano enormi, delle città praticamente e nel futuro c’è l’uomo che non può reggere la concorrenza della macchina. Nei lavori ripetitivi l’uomo è sempre perdente. Questo significa una grande opportunità, perché l’uomo non è fatto per dare martellate sopra un chiodo in una catena di montaggio, ma c’è il problema della riconversione di quei lavoratori che sono stati abituati a lavorare così. Noi abbiamo visto questa differenza in termini assoluti, ma oggi si stanno diffondendo forme spurie di lavoro, nel senso che c’è il lavoro in azienda e c’è il dirigente che dà l’opportunità per alcuni giorni di lavorare da casa, come premio. Aziende come la Cisco lo fanno, e questo motiva il lavoratore, che ha la possibilità di lavorare da casa.

Domanda: Il sindacato come si pone rispetto al rischio di assolutizzazione per i lavoratori, quindi allontanamento dalla base, mancanza di contradditorio tra i lavoratori. Cioè con il tele-lavoro come fa l’idea a formarsi tra i lavoratori, ad incontrarsi e produrre una linea comune?

Sindacalista: Parti dal presupposto che non vi sia dialogo, invece il dialogo avviene tramite il mezzo.

Domanda: Che tipi di lavoro possono essere svolti con il tele-lavoro?

Domanda sulla socializzazione: Si ha lo stereotipo della persona in canottiera, grassoccia che ha un bambino che non gli permette di lavorare.

Risposta: Il problema è che ieri si poteva avere una discussione con il capo, con il collega, con la moglie, da domani si avrà con la moglie, o con il vicino. Non c’è il collega vicino, ma ci sono altre persone con cui dialogare, anche una vicina di casa.

Domanda: Tele-studiare diventa difficile, perché è difficile seguire in classe figuriamoci da casa.

Risposta: Non c’è solo il tele-lavoro a domicilio, ma anche il tele-lavoro nei centri satellite, delle sedi distaccate rispetto alla sede centrale, ma ci sono in queste sedi una serie di tele-lavoratori, lì si forma un gruppo, quindi non dobbiamo pensare sempre al tele-lavoro fatto da casa. Ci sono altre forme di tele-lavoro.

Dott. Ciotti: L’ultima domanda pone un problema forte, su questo aspetto bisogna stare attenti. Sono forme di lavoro che bisogna praticare, ma come tutte le altre cose hanno dei limiti. Un limite può essere proprio quello che diceva il ragazzo. Dipende che tipo di rapporti vogliamo costruire da un punto di vista umano. E’ vero che si continua ad interloquire attraverso un mezzo telematico, ma lo facciamo attraverso un mezzo, non c’è una crescita dal punto di vista umano, anche se c’è una crescita dal punto di vista intellettuale. Viene meno la crescita dell’uomo stesso. Però se incrociamo le forme di lavoro nuovo, come quella del tele-lavoro, nel senso che siamo bravi a costruire rapporti, relazioni tra questi lavoratori, che non si incrociano più in modo tradizionale, io sindacalista che vado avanti alla fabbrica o nel luogo di lavoro a cercare le persone, ma se abbiamo le regole questo lavoro si afferma. Se non abbiamo regole questo tipo di lavoro, come tutti i lavoratori atipici, non si affermeranno, non avranno valore. Se si affermano le regole, cambia anche il rapporto tra il lavoratore e il sindacato, saranno sempre più i lavoratori atipici rispetto al tradizionale a cercare il modo per incontrarsi, a cercare il rapporto.

Dott. Panella: Non e' che siamo troppo vecchi da questo punto di vista? I ragazzi si innamorano tramite internet, parlano tramite chat, forse siamo una generazione indietro.

Sindacalista: Io porto una mia esperienza che i ragazzi vedono dal loro modo di vivere, di pensare, ma se noi riteniamo, portatori di questa esperienza maturata, di dare un punto di riferimento, di farli rapportare con qualcosa che noi abbiamo già maturato, di mettere la loro esperienza a confronto con la nostra, probabilmente non ripeteranno la nostra esperienza, ma ci sarà un punto di incontro in cui anche la loro crescerà incontrando la nostra, perché l’assoluto valore tecnologico di questo modello di società che si va affermando sicuramente cancellerà i nostri sentimenti, il nostro modo di considerarsi umani. Forse sto andando troppo lontano, ma penso che dobbiamo fermarci a pensare a questo. I dirigenti CISL vedono più lontano, se noi abbiamo affrontato 10 anni fa la necessità di cambiare il lavoro partendo dallo statuto dei lavori. Noi abbiamo diversità di vedute anche tra le tre grosse confederazioni, CGIL, CISL e UIL, siamo favorevoli a praticare tutte le forma di lavoro basta che siano regolate, ogni forma di lavoro, anche quelle precarie all’estremo, come i contratti week-end, il job sharing. Sono prodotti che non sono stati introdotti l’altro ieri e nemmeno 30 anni fa, sono stati introdotti nel decennio passato, nel 96-97, tutte forme di nuovo lavoro e siamo a pari con l’Europa, con gli altri paesi occidentali, di quelli che producono la gran parte della ricchezza del mondo. Abbiamo bisogno oggi di regolamentarli, perché sono stati introdotti non regolamentati ma ogni forma di lavoro va bene, perché sono occasioni che non dobbiamo perdere. Io non mi preoccupo che ci sarà un appesantimento da parte delle aziende, perché il dramma della nostra realtà è il lavoro nero e il lavoro sommerso. Il 28% del nostro reddito, di quello che produciamo in Italia, non si conosce la provenienza, non c’è l’azienda, il lavoratore, chi paga le tasse, e le pensioni. Il 28% è la media nazionale, ma è tutta localizzata da Roma in giù. Abbiamo bisogno di regole, oggi abbaiamo una legislazione italiana, ma abbiamo bisogno di una rete mondiale di regole, perché la vostra capacità non può essere messa in discussione da un’altra capacità che sta in un’altra parte del mondo ma ha dei costi di vita molto più bassi. L’obiettivo è globalizzare il lavoro e le regole che riguardano il lavoro.

Dott. Panella: Dobbiamo avere una omogeneità a livello internazionale, perché sono fenomeni che non possono essere gestiti nei microcosmi che si sono creati.

Dott. Goldin: Vorrei aggiungere una cosa che secondo noi è importantissima, questo tele-lavoro noi lo abbiamo ritenuto come un’ennesima opportunità di flessibilità. In questi ultimi anni, si è fatto riferimento prima al Libro bianco predisposto, preparato dal povero Marco Biagi e ora portato innanzi dal sottosegretario al Lavoro Sacconi, ma noi vediamo che questa nuova attività, questo nuovo mercato, che meriterebbe anche un collegamento con il lavoro atipico, anche il lavoratore atipico può essere terziarizzato attraverso altri luoghi, altre destinazioni. E’ del tutto evidente che non si possono fare cacciaviti e bulloni a casa, ma vi sono molte attività che possono essere tele-lavorate. Per l’attività di call center, attività affidata a delle persone che attraverso semplici linee telefoniche fanno ricerca di mercato, si arriva addirittura a vendere determinati prodotti attraverso il telefono. Ho partecipato a Roma ad una due giorni con il garante della privacy, era un incontro internazionale, è sorto un problema serio sul tele-lavoro, passo ad una cosa negativa del tele-lavoro, in Canada ed in Australia è emerso che collegandosi semplicemente ad Internet, e visitando una semplice pagina, qualcuno si è trovato sulla porta le società che consegnano i prodotti come se avesse ordinato un prodotto, perché l’apertura di quella pagina valeva come ordine di un prodotto di cui non avevo affatto bisogno. Qui l’istituto del garante ha avuto incarico dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri di scrivere fisicamente un codice deontologico del mercato del lavoro entro luglio di quest’anno, perché già nel 2003 ma ne avremo ancora più nel 2004, ci troveremo attraverso questi tele-lavoratori o semplici navigatori di internet, dove si troveranno bombardati di e-mail di prodotti dei quali non hanno anche voglia.

Intervento Dott. Panella: Vorrei fare un esempio di come può essere utile il tele-lavoro, citando Alessandro Rubini. Ora assiste alla riunione, ma sta anche finendo il suo lavoro da consegnare. Attualmente questa possibilità è permessa alle fasce alte del mondo del lavoro, quelli che hanno una professionalità molto spinta, molto ricercata, però è un esempio di come può essere utile il tele-lavoro. Non è più una catena, con orari definiti.

Intervento dott. Ciotti: Per rispondere alla domanda: che tipi di lavoro? Pensiamo al tele-lavoro come una grande opportunità per i lavoratori diversamente abili. E’ una cosa immensa, persone che hanno difficoltà di mobilitarsi o di usare tutte le parti del corpo ma che possono fare il proprio lavoro tranquillamente, meglio di tanti altri utilizzando questo mezzo, senza spostarsi da casa. Pensiamo a come sono cambiati alcuni tipi di lavoro, per es. l’archivista del comune, per le pratiche, oggi si può fare anche da casa, il campo di lavoro si è ampliato, e tantissime persone con lo strumento telematico riescono a fare non solo il loro lavoro, ma contribuiscono a far crescere questa società, che noi vorremmo più umanizzata.

Intervento: E’ uno strumento di non esclusione.

Avvocato: Ricollegandomi alla questione handicap, voglio puntualizzare che nel settore pubblico vi è una normativa che regola al 100% il tele-lavoro, è del 1998, la cosiddetta Bassanini ter, per la prima volta nell’articolo 4 si parlava di tele-lavoro, successivamente è stata integrata da un regolamento, cioè da un decreto presidenziale che ha cercato di disciplinare le modalità organizzative del tele-lavoro e da un accordo collettivo fra le rappresentanze sindacali della pubblica amministrazione e i rappresentanti della pubblica amministrazione stessa. Quindi, all’interno di questo regolamento vi è una disciplina ad hoc che riguarda quali sono i soggetti che più degli altri devono avere la possibilità di tele-lavorare e vengono poste innanzitutto le persone con handicap, le persone in gravidanza, e poi a parità di possibilità di tele-lavoro viene data la possibilità di tele-lavorare a chi è più distante dal posto di lavoro. Quindi mentre nel settore privato i vari accordi che sono stati fatti, e da ultimo c’è stato un accordo a livello europeo nell’estate del 2002 che poi dovrà essere applicato anche in Italia, si puntualizza il funzionamento del tele-lavoro avvantaggiando queste categorie. Nello stesso tempo il tele-lavoro nel settore pubblico ha anche un aspetto negativo, è possibile tele-lavorare solo per i dipendenti, quindi dei giovani che sappiano usare le tecnologie informatiche meglio di chi da anni lavora nell’amministrazione, non possono essere assunti direttamente dalla pubblica amministrazione ma devono passare una trafila per poter accedere al tele-lavoro.

Sindacalista: In ordine a questi problemi che riguardano i giovani, i nuovi lavori, noi abbiamo iniziato due anni fa un percorso, partendo dalla globalizzazione, abbiamo coinvolto più istituti nella provincia di Salerno, abbiamo in programma un’altra iniziativa che riguarda sempre i diplomandi, su giovani e nuovi lavori, e si entra nello specifico di quello che sta cambiando e di come i giovani si rapportano ai nuovi lavori. Vi invito a questa iniziativa a fine febbraio, organizzata con la LAI, associazione che si occupa delle nuove forme di lavoro.

Avvocato Sisto: E’ stata fatta l’esperienza di corsi on-line, attraverso la creazione di master in Diritto delle Nuove Tecnologie, io ero uno dei docenti, poi un po’ alla volta si è pensato di ampliare il discorso, la De Agostini con la Learning on-line ha attuato una convenzione con l’Università di Ferrara. Ci sono professori universitari che mettono a disposizione il materiale che poi viene assimilato sia attraverso delle dispense scaricabili dal sito internet attraverso speciali interfacce usate per l’e-learning, e poi ci sono delle aule virtuali nelle quali è possibile dialogare con i docenti e questa è la parte più interessante perché si supera quel concetto di distacco totale tra docente e studente, nell’aula virtuale, in tempo reale è possibile ascoltare gli allievi, cercare attraverso delle domande di capire il grado di preparazione e rispondere alle domande degli allievi.

 

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