Venerdì
24 gennaio 2003
ore 16.00 - 18.00
Telelavoro e-learning
Confronto tra presente e futuro
RELATORI:
Sig. Pietro Ciotti
Dott. Agostino Goldin
Avv.
Giustino Sisto
MODERATORE:
Dott.
Ettore Panella
Dottor Panella: Stamattina abbiamo discusso
del software libero e del software proprietario. Il software
libero ha realizzato gran parte delle applicazioni che permettono
ad Internet di funzionare.
Ora affrontiamo un altro problema importante: come si lavorerà
nel millennio appena iniziato. Una delle maggiori possibilità
è l’opportunità di fare tele-lavoro o
e-learning, cioè l’apprendimento a distanza,
che è una delle cose più interessanti perché
si può interagire con i massimi esperti senza spostarsi
da casa.
Gli ospiti: l’avvocato Sisto, uno
dei massimi esperti per quanto riguarda l’informatica
e la giurisprudenza; il dottor Goldin, presidente della Cidec,
associazione che rappresenta le piccoli aziende e i professionisti.
Avvocato Sisto: Partiamo dalla definizione
di tele-lavoro, è davvero difficile definire nel nostro
ordinamento il tele-lavoro. La normativa ad hoc che effettivamente
disciplina il tele-lavoro nel settore pubblico esiste, mentre
nel settore privato vi è una vacatio legis e quindi
si sono venuti a creare degli accordi a livello aziendale
e a livello nazionale che hanno tentato di disciplinare il
tele-lavoro. Affinché si possa parlare di tele-lavoro
c’è bisogno di due condizioni fondamentali: una
de-localizzazione dell’attività lavorativa, non
si può parlare di tele-lavoro nel momento in cui l’impiegato
lavora all’interno dell’azienda, e c’è
bisogno che il lavoratore, subordinato, para-subordinato,
autonomo, venga dislocato presso un’altra sede, e poi
c’è bisogno dell’utilizzo di sistemi informatici.
Per quanto riguarda la de-localizzazione vi sono varie forme
di tele-lavoro, vi è il cosiddetto tele-lavoro a domicilio,
che viene effettuato da un locale di proprietà del
tele-lavoratore che può essere l’appartamento,
o un altro locale di proprietà e che permette una connessione
con il datore di lavoro, azienda o ente pubblico. Questa forma
di tele-lavoro pone particolari problemi, sotto il profilo
sociologico, si riteneva fino a qualche tempo fa che il tele-lavoro
a domicilio creasse un isolamento del lavoratore rispetto
all’ambiente di lavoro e dei problemi giuridici. Accanto
a questa modalità di tele-lavoro, ce n’è
un’altra, il cosiddetto tele-lavoro nei centri satellite,
che sono degli uffici distaccati delle aziende o delle pubbliche
amministrazioni, dislocati normalmente in periferia, che permettono
attraverso l’utilizzo di tecnologie informatiche la
possibilità di scambiarsi informazioni, anche in tempo
reale fra sede centrale e sede periferica. Poi vi è
una terza forma di tele-lavoro, il tele-centro, cioè
delle strutture molte volte create ad hoc, strutturate con
delle postazioni di tele-lavoro che normalmente vengono create
da parte di aziende terze rispetto agli usufruitori e che
danno la possibilità di tele-lavorare.
Intervento Dott. Panella: La cosa importante
che io vedo per il tele-lavoro è innanzitutto un grosso
risparmio di tempo per il lavoratore che non deve spostarsi,
un grosso risparmio per l’azienda che non deve avere
delle strutture in ufficio, o magari per esempio un’azienda
di Milano non deve trasportare con tutti i costi che questo
comporta dei lavoratori dal Sud, può essere molto interessante.
Avvocato Sisto: Dipende, perciò
ho fatto le distinzioni fra i vari tipi di tele-lavoro.
Intervento Dott. Panella: Un’altra
cosa interessante è il fatto che le donne possono meglio
conciliare lavoro e famiglia anche se con tanti problemi,
ogni medaglia ha poi due facce, per esempio una donna che
vuole conciliare la famiglia e l’attività lavorativa
può farlo, grazie a strumenti di tele-lavoro. Ho letto
un’esperienza interessante in cui vari paesi sono diventati
centri di tele-lavoro: vivere in campagna e lavorare come
se si fosse al centro del mondo. Ci sono dei vantaggi e ovviamente
anche degli svantaggi. Secondo voi il tele-lavoro è
per tutti o è riservato solo alla parte culturalmente
evoluta dei lavoratori?
Dott. Goldin: Questo argomento per noi
è molto importante, noi rappresentiamo la confederazione
degli esercizi commerciali, ma abbiamo nel nostro interno
molte piccole e medie imprese. Credo che questa forma di lavoro
sia applicabile a tutti, però bisogna considerare che
per poterla applicare a tutti deve essere regolamentata. Volevo
anche ricollegarmi all’aspetto universitario. Da Milano
ho già avuto di recente un’importante esperienza
attraverso l’università Statale, dove abbiamo
fatto per il primo anno, per l’anno accademico 2001/2002
dei corsi universitari on-line. Abbiamo riscontrato un grande
successo, perché abbiamo creato questa nuova realtà
rivolta prevalentemente a coloro i quali lavorano e quindi
che non hanno molto tempo per dedicarlo allo studio. Tutti
sappiamo che i centri universitari presentano le lezioni in
facoltà, e uno deve presenziare fisicamente. Abbiamo
convinto un gruppo di docenti di diverse facoltà, purtroppo,
non tutte, di scrivere la propria lezione e di inserirla attraverso
un sito internet per permettere a quelle migliaia di lavoratori
che sono diplomati e che non hanno avuto l’opportunità
di continuare gli studi, ma di dover essere inseriti immediatamente
nel mercato del lavoro, così facendo questi lavoratori
nel loro tempo libero, hanno studiato le materie che dovevano
presentare. Credo che questa sia un aspetto importante per
due aspetti. Primo aspetto perché i docenti universitari
hanno finalmente scritto le loro lezioni, fatte con dei link
molto importanti, perché nella lezione viene spiegata
in maniera esplicita anche la semplice parola particolare
che magari uno durante la lezione in facoltà può
perdere e poi va all’esame e il docente chiede proprio
quello. In questo caso invece gli studenti hanno l’opportunità
di leggere fisicamente. Chiunque può, secondo noi,
fare tele-lavoro, ma gestirei il problema rivolto prevalentemente
alle imprese. Credo che bisogna far sì che incontri
come quello di oggi avvengano più frequentemente e
venga pubblicizzata maggiormente questa nuova opportunità,
perché crediamo che molte attività, dei servizi
che noi rappresentiamo come confederazione possano essere
certamente tele-lavorabili, e quindi sensibilizzare le imprese
a essere compiacenti e cercare di “terziarizzare”
queste attività. Poi le forme sono diverse, la collaborazione
coordinata e continuativa può essere fatta in ambito
di tele-lavoro, sappiamo che la subordinazione del rapporto
di lavoro può essere comunque istituita. Vi sono delle
vacanze legislative legate prevalentemente allo statuto dei
lavoratori, perché tutti comprendiamo che una riunione
sindacale non può essere fatta in tele-lavoro, non
siamo ancora organizzati per farla in tele-lavoro. Ci possono
però essere delle opportunità di tele- conferenze,
e quindi di informare a livello statutario. La legge 300 del
20 maggio 1970, che sicuramente è stata un aspetto
importante per tutta la nazione italiana, dal momento che
prima non c’erano dei regolamenti legislativi, oggi
a distanza di trent’anni, io credo, e noi, come confederazione,
abbiamo già sposato attraverso le istituzioni una linea
di questo tipo, che vi siano molti articoli che debbono essere
modificati, perché l’attività del mercato
del lavoro cambia, e quindi, anche quella, che è una
legge pilota, trainante nel mercato del lavoro, perché
lo statuto dei lavoratori è sacrosanto per tutti, ma
oggi quella legge fatta nel 1970 deve essere quanto meno implementata
o rivista.
Intervento Dott. Panella: Per quanto riguarda
il discorso dell’apprendimento a distanza, ha dei dati,
o è ancora troppo presto?
Dott. Goldin: A livello universitario abbiamo
qualche dato, perché l’università con
la quale abbiamo lavorato ci ha fornito i propri, non abbiamo
ancora visto altre università. I nostri, sull’aspetto
globale della specifica facoltà, perché non
tutte le facoltà sono preparate, per esempio, giurisprudenza
non è ancora preparata a fare un corso a distanza,
però quelle informatiche lo sono.
Intervento Avv. Sisto: Abbiamo organizzato
insieme all’università di Ferrara un master on-line,
e soprattutto laureati in economia e in giurisprudenza, quindi
materie che forse non si pensava potessero utilizzare tali
mezzi e devo dire che ho avuto dei risultati sorprendenti,
perché dando la possibilità a chi lavora di
apprendere nei momenti liberi, si è riuscito a comprendere
come effettivamente le docenze on-line abbiamo forse qualcosa
in più delle docenze fatte dal vivo, perché
la persona in quel momento ha effettivamente voglia di apprendere
e quindi i risultati sono stati molto positivi.
Intervento Dott. Panella: Vorrei approfittare
del fatto che ci sono dei ragazzi, delle quinte che in futuro
dovranno avere a che fare con il mondo del lavoro, quindi
vorrei entrare un po’ di più nel mondo del lavoro.
Vorrei domandare al sindacalista, dottor Ciotti, premesso
che questo è il classico caso in cui l’arbitro
gioca con la squadra avversaria, io sono il responsabile del
Comitato italiano per la promozione del tele-lavoro, è
tutto oro quello che luce?
Dott. Ciotti: Penso che giochiamo in campo
neutro. Il mondo del lavoro non è più quello
dei nostri genitori, oggi abbiamo una condizione di lavoro
che è cambiata come è cambiato il secolo, perché
fino a qualche decennio i genitori pensavano di portare i
propri figli a studiare per raggiungere un livello di istruzione
tale, per diventare poi impiegati, magari statali o degli
Enti locali, operai specializzati. Si pensava ad un posto
di lavoro per tutta la vita, oggi le condizioni sono cambiate
con la globalizzazione, bisognerebbe pensare ai contenuti
del termine piuttosto che agli effetti politici del termine.
Purtroppo nel nostro paese si gioca su delle cose che mettono
in campo la vita delle persone su questo pianeta, attraverso
momenti di confronto e di scontro, con caratteristiche o caratterizzazioni
politiche. La globalizzazione appartiene a questa generazione
e ha bisogno di essere pensata per quella che è. A
noi questa globalizzazione, parlo come CISL, come sindacato,
così com’è non piace, però siamo
convinti che non si può fermare, abbiamo la necessità
di regole che ci consentano di vivere in armonia su questo
paese. La globalizzazione è un grandissima opportunità
per tutti, ma è anche un grosso rischio se non capiamo
che c’è la necessità di adeguarsi ad un
modello di vita che sta notevolmente cambiando. Immaginate
che paesi lontani che fino a qualche tempo fa si pensava che
non potessero entrare nel gioco delle competizioni mondiali,
oggi sono leader. Paesi asiatici sono quelli che esportano
i maggiori cervelli, anche nel settore delle comunicazioni.
Molti paesi occidentali, dell’Europa o dell’America,
importano esseri umani dall’India, dal Pakistan, allora
è necessario capire che abbiamo la necessità
di continuare ad investire in istruzione e formazione. Questo
è il compito primario della società, di questo
stato, è la grande missione di queste generazioni che
hanno in mano oggi la possibilità di decidere il futuro
dei cittadini di domani, l’investimento più grande
bisogna farlo in questa direzione. Se parliamo di istruzione
e formazione un attimo dopo dobbiamo parlare di ricerca e
innovazione. Qua sta il campo vostro di lavoro, che non sarà
il lavoro dalle ore 8 alle 16, dalle 8 alle 13 e dalle 16
alle 19. Sarà il lavoro che troverete lungo la strada,
che troverete a spezzoni, qualcuno lo chiama precariato, noi
lo definiamo non tradizionale, nuovo lavoro, atipico, rispetto
a quello di ieri, ma costantemente in crescita. Rapporti di
collaborazione, i famosi Co co co, son diventati 2.400.000.
L’ultimo dato è del 2002. In questi contratti
di collaborazione abbiamo tantissimi lavoratori.
Domande degli studenti: Secondo voi quale
potrebbe essere l’aspetto economico favorevole del tele-lavoro?
Goldin: A livello di retribuzione al di
fuori del rapporto di collaborazione coordinata e continuativa
e di un vero e proprio rapporto di dipendenza, al tele-lavorista
è garantita la medesima retribuzione come se svolgesse
la sua attività in fabbrica, in azienda e in ufficio.
E’ una carenza che esiste a livello di contrattualistica
che ritengo proprio in questo momento nel comparto del commercio
che è uno dei contratti internazionali molto utilizzato
, che ha all’interno un’attività di servizi
che è molto più legata al tele-lavoro, debba
considerare finalmente non un aspetto meramente economico
di rinnovo contrattuale o di aumento ma di tenere in considerazione
anche l’opportunità di questi tele-lavoristi
che andranno ad affrontare il mercato del lavoro e quindi
di avere anche per loro dei parametri anche economici. Tele-lavorare
significa lavorare in un altro luogo, non essere in fabbrica
e quindi non incrementare di costi l’azienda la quale
dovrebbe dare beni e servizi. L’aspetto contributivo
dovrebbe essere quanto meno quello contrattuale, rivolto anche
ai propri dipendenti.
Domanda del Dott. Panella al Dott. Ciotti:
Per quanto riguarda il tele-lavoro è chiaro che un
cambio di mentalità deve esserci, perché prima
si pagava una persona per stare in ufficio, col tele-lavoro
si paga una persona per il lavoro che realmente fa.
Dott. Ciotti: Abbiamo un grosso problema
di mobilità, macchine, traffico, inquinamento atmosferico,
scioperi, attentati. Fortunatamente qualcuno qualche decennio
fa ha inventato un modo rapido di comunicare da casa, con
bassi costi, e quindi è il lavoro che si può
fare da casa. La facilità di comunicare è un
fatto importante, la facilità di fare tele-conferenze
è ancora più importante, dietro tutto questo
c’è anche chi prepara questo tipo di lavoro,
e tele-lavorare da casa ha sicuramente dei costi in meno da
parte dell’azienda e ovviamente questo ha una ricaduta
positiva in termini di minor costo per l’azienda, e
sicuramente al lavoratore conviene, perché da casa
non ha controllo sul suo lavoro. C’è un contratto
base, un minimo e poi sul lavoro che si produce ci sono altri
emolumenti. Tutto questo oggi con la legislazione attuale
può costare, anche contrattualmente, non a caso, purtroppo,
qualche mese fa, abbiamo avuto un gravissimo assassinio, di
Marco Biagi, uno dei riformatori più grossi di questo
paese, che stava lavorando allo statuto dei lavori. C’è
una legge fondamentale che regola i rapporti tra il lavoratore
e l’azienda del 70. Oramai son 32 anni, e 32 anni fa
non c’era Internet. Allora si sta lavorando allo statuto
dei lavori, non più dei lavoratori, per vedere lavoro
per lavoro, segmento per segmento, che tipo di innovazioni
bisogna mettere in campo. Quindi ci sarà un pezzo di
lavoro che verrà retribuito regolamentato, perché
è una base, ci sarà un impegno da parte dell’impresa
ad assumere lavoratori per il tempo che gli serve per realizzare
la sua attività, la durata non la decide più
né il lavoratore né l’azienda ma questa
competizione mondiale, perché oggi si beve nei bicchieri
di plastica, domani si troverà qualcosa per non utilizzare
più la plastica, e l’azienda che fa la plastica
del Dottor Goldin non esisterà più, a meno che
non trovi la capacità di cambiare.Ci sarà sicuramente
un periodo di lavoro contrattualizzato, il periodo e la paga,
ma ci sarà sempre più una forma di lavoro in
cui si prevede una quantità dio risorse da mettere
in campo per valorizzare il lavoro che viene prodotto anche
fuori dal luogo di lavoro. Abbiamo bisogno di questa nuova
legislazione che deve venire fuori per uniformarci almeno
agli altri paesi europei perché gli altri colleghi
vostri che stanno studiando in America o in Europa hanno già
condizioni diverse dalle vostre. Tele-lavorare è bello,
è più comodo, può essere più vantaggioso
da parte di tutti, però c’è un problema,
è un lavoro che si fa da soli, non c’è
socializzazione, che è partecipare la vita. Bisogna
stare attenti non a portare a casa più euro, ma anche
a valorizzare la propria esistenza.
Dott. Panella: Io lavoro moltissimo utilizzando
internet, e gran parte delle persone con cui lavoro non le
ho mai viste. Il presidente del nostro consorzio di provider
io non l’ho mai visto, perché lavoriamo moltissimo
utilizzando internet, e lo scambio di idee è molto
utile e proficuo, ma mi rendo conto che la mia è un’azienda
molto tecnologica quindi è naturale che sia così.
Vorrei chiedere all’avvocato, abbiamo parlato di rapporto
di lavoro coordinato e continuativo, sicuramente è
un rapporto di lavoro che molti di questi ragazzi avranno
in futuro, di che cosa si tratta.
Avvocato: I costi dell’azienda nel
caso in cui venga adottato il tele-lavoro. Non è sempre
vero che per l’azienda ci sono solo benefici, perché
il tele-lavoro soprattutto nel settore privato, non parlo
del settore pubblico, non è regolamentato, quindi al
tele-lavoratore viene applicata di volta in volta la normativa
di riferimento, a seconda de rapporto che si viene ad instaurare
col lavoratore stesso, ci sarà un lavoratore subordinato,
è possibile che vi sia il lavoratore che abbia il contratto
di lavoro coordinato e continuativo e il lavoratore autonomo.
Nel caso del lavoratore subordinato, ad esempio, e nel caso
in cui parlassimo di tele-lavoro a domicilio, l’impresa
dovrà investire e non poco affinché la postazione
di tele-lavoro venga messa a norma. Ci sono delle norme nel
nostro ordinamento, come la legge 626, per quanto riguarda
la sicurezza sui posti di lavoro, che impone determinate prescrizioni,
quindi, l’azienda dovrà sobbarcarsi tutti quei
costi, ad esempio l’impianto elettrico deve essere fatto
a norma. Oltretutto all’azienda stessa vengono addebitati
i costi del collegamento, tramite delle infrastrutture. Diversa
è la questione del tele-lavoratore autonomo, perché
egli dovrà mettere a disposizione direttamente dell’imprenditore
per il quale lavora, a proprie spese, la postazione di tele-lavoro
e dovrà attenersi a tutte quelle norme direttamente.
Per quanto riguarda lo statuto dei lavoratori, abbiamo parlato
della vetustità di alcune norme che per il tele-lavoro
vengono ampliate. Faccio riferimento all’art. 4 dello
statuto, che vieta l’uso di impianti audio-visivi e
di altre apparecchiature da parte del datore di lavoro. Il
tele-lavoro può avvenire attraverso varie modalità,
ci può essere il cosiddetto lavoro on-line, attraverso
una webcam, in questo caso il datore di lavoro potrebbe controllare
tutti i miei movimenti sia durante l’orario di lavoro
ma anche oltre. Quindi ci si è posti un problema non
indifferente, se nel nostro ordinamento fosse applicabile
o meno il tele-lavoro. Questa situazione non verrebbe a esistere
nel caso in cui si comunichi via e-mail, ma se vi è
un trasferimento continuo di dati, è possibile non
solo capire cosa si stia facendo ma anche entrare nella vita
privata del tele-lavoratore e quindi ci può essere
una violazione non indifferente della privacy. Per quanto
riguarda i rapporti lavorativi si deve fare una distinzione,
fra lavoro subordinato e lavoro parasubordinato e lavoro autonomo.
Il lavoro subordinato è quello dipendente, quindi il
datore di lavoro è unico, vi è un’esclusiva,
nel lavoro autonomo il lavoratore ha la possibilità
di poter gestire a proprio piacimento l’attività
lavorativa, invece nel lavoro coordinato e continuativo vi
sono una serie di situazioni contingenti mutuate sia dal lavoro
subordinato, sia dal lavoro autonomo, quindi il lavoratore
pur non essendo strettamente legato al datore deve comunque
eseguire tutto quello che gli viene impartito dallo stesso.
Intervento Dott. Panella: Noi stiamo ragionando
in termini assoluti di tele-lavoro o lavoro in azienda, confronto
tra presente e futuro, dove il presente è un po’
passato, con aziende che erano enormi, delle città
praticamente e nel futuro c’è l’uomo che
non può reggere la concorrenza della macchina. Nei
lavori ripetitivi l’uomo è sempre perdente. Questo
significa una grande opportunità, perché l’uomo
non è fatto per dare martellate sopra un chiodo in
una catena di montaggio, ma c’è il problema della
riconversione di quei lavoratori che sono stati abituati a
lavorare così. Noi abbiamo visto questa differenza
in termini assoluti, ma oggi si stanno diffondendo forme spurie
di lavoro, nel senso che c’è il lavoro in azienda
e c’è il dirigente che dà l’opportunità
per alcuni giorni di lavorare da casa, come premio. Aziende
come la Cisco lo fanno, e questo motiva il lavoratore, che
ha la possibilità di lavorare da casa.
Domanda: Il sindacato come si pone rispetto
al rischio di assolutizzazione per i lavoratori, quindi allontanamento
dalla base, mancanza di contradditorio tra i lavoratori. Cioè
con il tele-lavoro come fa l’idea a formarsi tra i lavoratori,
ad incontrarsi e produrre una linea comune?
Sindacalista: Parti dal presupposto che
non vi sia dialogo, invece il dialogo avviene tramite il mezzo.
Domanda: Che tipi di lavoro possono essere
svolti con il tele-lavoro?
Domanda sulla socializzazione: Si ha lo
stereotipo della persona in canottiera, grassoccia che ha
un bambino che non gli permette di lavorare.
Risposta: Il problema è che ieri
si poteva avere una discussione con il capo, con il collega,
con la moglie, da domani si avrà con la moglie, o con
il vicino. Non c’è il collega vicino, ma ci sono
altre persone con cui dialogare, anche una vicina di casa.
Domanda: Tele-studiare diventa difficile,
perché è difficile seguire in classe figuriamoci
da casa.
Risposta: Non c’è solo il
tele-lavoro a domicilio, ma anche il tele-lavoro nei centri
satellite, delle sedi distaccate rispetto alla sede centrale,
ma ci sono in queste sedi una serie di tele-lavoratori, lì
si forma un gruppo, quindi non dobbiamo pensare sempre al
tele-lavoro fatto da casa. Ci sono altre forme di tele-lavoro.
Dott. Ciotti: L’ultima domanda pone
un problema forte, su questo aspetto bisogna stare attenti.
Sono forme di lavoro che bisogna praticare, ma come tutte
le altre cose hanno dei limiti. Un limite può essere
proprio quello che diceva il ragazzo. Dipende che tipo di
rapporti vogliamo costruire da un punto di vista umano. E’
vero che si continua ad interloquire attraverso un mezzo telematico,
ma lo facciamo attraverso un mezzo, non c’è una
crescita dal punto di vista umano, anche se c’è
una crescita dal punto di vista intellettuale. Viene meno
la crescita dell’uomo stesso. Però se incrociamo
le forme di lavoro nuovo, come quella del tele-lavoro, nel
senso che siamo bravi a costruire rapporti, relazioni tra
questi lavoratori, che non si incrociano più in modo
tradizionale, io sindacalista che vado avanti alla fabbrica
o nel luogo di lavoro a cercare le persone, ma se abbiamo
le regole questo lavoro si afferma. Se non abbiamo regole
questo tipo di lavoro, come tutti i lavoratori atipici, non
si affermeranno, non avranno valore. Se si affermano le regole,
cambia anche il rapporto tra il lavoratore e il sindacato,
saranno sempre più i lavoratori atipici rispetto al
tradizionale a cercare il modo per incontrarsi, a cercare
il rapporto.
Dott. Panella: Non e' che siamo troppo vecchi
da questo punto di vista? I ragazzi si innamorano tramite
internet, parlano tramite chat, forse siamo una generazione
indietro.
Sindacalista: Io porto una mia esperienza
che i ragazzi vedono dal loro modo di vivere, di pensare,
ma se noi riteniamo, portatori di questa esperienza maturata,
di dare un punto di riferimento, di farli rapportare con qualcosa
che noi abbiamo già maturato, di mettere la loro esperienza
a confronto con la nostra, probabilmente non ripeteranno la
nostra esperienza, ma ci sarà un punto di incontro
in cui anche la loro crescerà incontrando la nostra,
perché l’assoluto valore tecnologico di questo
modello di società che si va affermando sicuramente
cancellerà i nostri sentimenti, il nostro modo di considerarsi
umani. Forse sto andando troppo lontano, ma penso che dobbiamo
fermarci a pensare a questo. I dirigenti CISL vedono più
lontano, se noi abbiamo affrontato 10 anni fa la necessità
di cambiare il lavoro partendo dallo statuto dei lavori. Noi
abbiamo diversità di vedute anche tra le tre grosse
confederazioni, CGIL, CISL e UIL, siamo favorevoli a praticare
tutte le forma di lavoro basta che siano regolate, ogni forma
di lavoro, anche quelle precarie all’estremo, come i
contratti week-end, il job sharing. Sono prodotti che non
sono stati introdotti l’altro ieri e nemmeno 30 anni
fa, sono stati introdotti nel decennio passato, nel 96-97,
tutte forme di nuovo lavoro e siamo a pari con l’Europa,
con gli altri paesi occidentali, di quelli che producono la
gran parte della ricchezza del mondo. Abbiamo bisogno oggi
di regolamentarli, perché sono stati introdotti non
regolamentati ma ogni forma di lavoro va bene, perché
sono occasioni che non dobbiamo perdere. Io non mi preoccupo
che ci sarà un appesantimento da parte delle aziende,
perché il dramma della nostra realtà è
il lavoro nero e il lavoro sommerso. Il 28% del nostro reddito,
di quello che produciamo in Italia, non si conosce la provenienza,
non c’è l’azienda, il lavoratore, chi paga
le tasse, e le pensioni. Il 28% è la media nazionale,
ma è tutta localizzata da Roma in giù. Abbiamo
bisogno di regole, oggi abbaiamo una legislazione italiana,
ma abbiamo bisogno di una rete mondiale di regole, perché
la vostra capacità non può essere messa in discussione
da un’altra capacità che sta in un’altra
parte del mondo ma ha dei costi di vita molto più bassi.
L’obiettivo è globalizzare il lavoro e le regole
che riguardano il lavoro.
Dott. Panella: Dobbiamo avere una omogeneità
a livello internazionale, perché sono fenomeni che
non possono essere gestiti nei microcosmi che si sono creati.
Dott. Goldin: Vorrei aggiungere una cosa
che secondo noi è importantissima, questo tele-lavoro
noi lo abbiamo ritenuto come un’ennesima opportunità
di flessibilità. In questi ultimi anni, si è
fatto riferimento prima al Libro bianco predisposto, preparato
dal povero Marco Biagi e ora portato innanzi dal sottosegretario
al Lavoro Sacconi, ma noi vediamo che questa nuova attività,
questo nuovo mercato, che meriterebbe anche un collegamento
con il lavoro atipico, anche il lavoratore atipico può
essere terziarizzato attraverso altri luoghi, altre destinazioni.
E’ del tutto evidente che non si possono fare cacciaviti
e bulloni a casa, ma vi sono molte attività che possono
essere tele-lavorate. Per l’attività di call
center, attività affidata a delle persone che attraverso
semplici linee telefoniche fanno ricerca di mercato, si arriva
addirittura a vendere determinati prodotti attraverso il telefono.
Ho partecipato a Roma ad una due giorni con il garante della
privacy, era un incontro internazionale, è sorto un
problema serio sul tele-lavoro, passo ad una cosa negativa
del tele-lavoro, in Canada ed in Australia è emerso
che collegandosi semplicemente ad Internet, e visitando una
semplice pagina, qualcuno si è trovato sulla porta
le società che consegnano i prodotti come se avesse
ordinato un prodotto, perché l’apertura di quella
pagina valeva come ordine di un prodotto di cui non avevo
affatto bisogno. Qui l’istituto del garante ha avuto
incarico dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri di scrivere
fisicamente un codice deontologico del mercato del lavoro
entro luglio di quest’anno, perché già
nel 2003 ma ne avremo ancora più nel 2004, ci troveremo
attraverso questi tele-lavoratori o semplici navigatori di
internet, dove si troveranno bombardati di e-mail di prodotti
dei quali non hanno anche voglia.
Intervento Dott. Panella: Vorrei fare un
esempio di come può essere utile il tele-lavoro, citando
Alessandro Rubini. Ora assiste alla riunione, ma sta anche
finendo il suo lavoro da consegnare. Attualmente questa possibilità
è permessa alle fasce alte del mondo del lavoro, quelli
che hanno una professionalità molto spinta, molto ricercata,
però è un esempio di come può essere
utile il tele-lavoro. Non è più una catena,
con orari definiti.
Intervento dott. Ciotti: Per rispondere
alla domanda: che tipi di lavoro? Pensiamo al tele-lavoro
come una grande opportunità per i lavoratori diversamente
abili. E’ una cosa immensa, persone che hanno difficoltà
di mobilitarsi o di usare tutte le parti del corpo ma che
possono fare il proprio lavoro tranquillamente, meglio di
tanti altri utilizzando questo mezzo, senza spostarsi da casa.
Pensiamo a come sono cambiati alcuni tipi di lavoro, per es.
l’archivista del comune, per le pratiche, oggi si può
fare anche da casa, il campo di lavoro si è ampliato,
e tantissime persone con lo strumento telematico riescono
a fare non solo il loro lavoro, ma contribuiscono a far crescere
questa società, che noi vorremmo più umanizzata.
Intervento: E’ uno strumento di non
esclusione.
Avvocato: Ricollegandomi alla questione
handicap, voglio puntualizzare che nel settore pubblico vi
è una normativa che regola al 100% il tele-lavoro,
è del 1998, la cosiddetta Bassanini ter, per la prima
volta nell’articolo 4 si parlava di tele-lavoro, successivamente
è stata integrata da un regolamento, cioè da
un decreto presidenziale che ha cercato di disciplinare le
modalità organizzative del tele-lavoro e da un accordo
collettivo fra le rappresentanze sindacali della pubblica
amministrazione e i rappresentanti della pubblica amministrazione
stessa. Quindi, all’interno di questo regolamento vi
è una disciplina ad hoc che riguarda quali sono i soggetti
che più degli altri devono avere la possibilità
di tele-lavorare e vengono poste innanzitutto le persone con
handicap, le persone in gravidanza, e poi a parità
di possibilità di tele-lavoro viene data la possibilità
di tele-lavorare a chi è più distante dal posto
di lavoro. Quindi mentre nel settore privato i vari accordi
che sono stati fatti, e da ultimo c’è stato un
accordo a livello europeo nell’estate del 2002 che poi
dovrà essere applicato anche in Italia, si puntualizza
il funzionamento del tele-lavoro avvantaggiando queste categorie.
Nello stesso tempo il tele-lavoro nel settore pubblico ha
anche un aspetto negativo, è possibile tele-lavorare
solo per i dipendenti, quindi dei giovani che sappiano usare
le tecnologie informatiche meglio di chi da anni lavora nell’amministrazione,
non possono essere assunti direttamente dalla pubblica amministrazione
ma devono passare una trafila per poter accedere al tele-lavoro.
Sindacalista: In ordine a questi problemi
che riguardano i giovani, i nuovi lavori, noi abbiamo iniziato
due anni fa un percorso, partendo dalla globalizzazione, abbiamo
coinvolto più istituti nella provincia di Salerno,
abbiamo in programma un’altra iniziativa che riguarda
sempre i diplomandi, su giovani e nuovi lavori, e si entra
nello specifico di quello che sta cambiando e di come i giovani
si rapportano ai nuovi lavori. Vi invito a questa iniziativa
a fine febbraio, organizzata con la LAI, associazione che
si occupa delle nuove forme di lavoro.
Avvocato Sisto: E’ stata fatta l’esperienza
di corsi on-line, attraverso la creazione di master in Diritto
delle Nuove Tecnologie, io ero uno dei docenti, poi un po’
alla volta si è pensato di ampliare il discorso, la
De Agostini con la Learning on-line ha attuato una convenzione
con l’Università di Ferrara. Ci sono professori
universitari che mettono a disposizione il materiale che poi
viene assimilato sia attraverso delle dispense scaricabili
dal sito internet attraverso speciali interfacce usate per
l’e-learning, e poi ci sono delle aule virtuali nelle
quali è possibile dialogare con i docenti e questa
è la parte più interessante perché si
supera quel concetto di distacco totale tra docente e studente,
nell’aula virtuale, in tempo reale è possibile
ascoltare gli allievi, cercare attraverso delle domande di
capire il grado di preparazione e rispondere alle domande
degli allievi.
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